Se un uomo di Chiesa invita a votare per…

Gentile direttore, può un uomo di Chiesa invitare i fedeli a votare per la Lega, in virtù di una dichiarata intenzione di sostenere dei valori cristiani?

La domanda apre la lettera inviata da Renato Setti, che “a fronte di episodi marginali colti nel variegato mondo cattolico trentino”, esprime “uno sfogo” che riprendo nei passaggi essenziali per motivi di spazio: “Posso anche capire – premette il lettore – che alcuni rappresentanti della gerarchia (spero pochi) coltivino in cuor loro il desiderio di un cambiamento sociale che vada nella direzione di maggior intransigenza, se non addirittura intolleranza, verso la catechesi di Papa Francesco, improntata alla Misericordia. Non posso invece comprendere come esistano cristiani che, in virtù di un ruolo ecclesiale sebbene piccolo, assorbano come verità i proclami elettorali che, oggi più che mai, giocano su slogan emotivi, e addirittura li propagandino, facendo leva sulle convinzioni (o forse soggezioni) di poveri fedeli, abituati spesso a sorbire ben altri sermoni.

Come cattolico vorrei esprimere la mia indignazione per la sfrontatezza con la quale, forse ammaliati dal rosario e dal crocifisso di Salvini, invitano i fedeli a votare Lega, perchè solo così si potrà salvare la famiglia tradizionale (a suo tempo anche Berlusconi se n'era fatto coerentemente paladino), perché in tal modo si combatterà l'omosessualità, l'aborto e altri mali, troppo tollerati dal passato buonismo che ora non va più di moda”.

L’opinione espressa del lettore (che “spera di non essere accusato di oscurantismo”) e la misura degli episodi in cui intravvede “voglia di salvaguardia presente in certi ambienti nostalgici del passato” vanno lasciati al giudizio di chi legge.

Ritengo però utile la domanda esplicita per offrire un chiarimento sull’equilibrio richiesto in campagna elettorale a chi ha una responsabilità gerarchica nella Chiesa (tale intendo con il termine “uomini di Chiesa”, perché diverso sarebbe il discorso per il comune fedele laico). E la risposta non può che essere quella consolidata dal magistero negli ultimi anni: nessuna indicazione di voto per schieramenti e partiti, ma un invito alle coscienze a valutare le scelte più utili al bene comune e ad una società solidale e giusta – i programmi, le persone e le alleanze – sulla base di una necessaria informazione.

Non serve citare il discorso di Giovanni Paolo II fin dal convegno di Palermo del 1995 (La Chiesa non deve e non intende coinvolgersi con alcuna scelta di schieramento politico o di partito…” e paragrafi seguenti), nemmeno l’auspicio di Francesco alla vocazione di politici “che abbiano a cuore la vita del popolo, la vita dei poveri” e nemmeno le note condivise dai nostri vescovi nelle precedenti consultazioni, per ribadire che l’orientamento verso una scelta matura passa attraverso quell’educazione ai valori e ai riferimenti della dottrina sociale della Chiesa cristiana che gli “uomini di Chiesa” devono perseguire nella pastorale ordinaria, non tanto e solo in campagna elettorale. Non si tratta quindi di apartitico neutralismo, ma di un confronto esigente sulle scelte valoriali, politiche e legislative. Non a caso Vita Trentina ha raccolto e pubblicherà ancora alcuni appelli importanti, mentre nella vicina diocesi di Bolzano – Bressanone si sono tenuti incontri aperti a tutte le forze politiche.

Quella preelettorale è una stagione (non l’unica!) in cui sono chiamati i fedeli laici a doversi confrontare ed esprimere con scelte di schieramento – talvolta, lo sappiamo, all’insegna del “male minore” – imposte dalla competizione elettorale. Sarà quindi in base alla griglia di riferimenti etici e politici della dottrina sociale cristiana – un tempo si ricorreva a “decaloghi” difficilmente esaustivi e pure a rischio di manipolazione propagandistica – che la gerarchia ecclesiale può illuminare una scelta di campo: da una parte anche lasciando percepire l’incompatibilità di certe proposte o di certi provvedimenti con una visione cristiana ed evangelica, dall’altra incoraggiando e confermando così implicitamente chi lavora in una direzione coerente, aperto anche al dialogo e alla mediazione.

Da qui l’importanza di un discernimento sui temi di fondo e le scelte cruciali in una campagna elettorale segnata per ora in Trentino – al di là della cerchia dei candidati e delle 22 liste in lizza – da una indifferenza generalizzata. Preoccupante perché la prossima legislatura sarà cruciale per il futuro della nostra “piccola terra”.

Diego Andreatta

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