Discorsi inopportuni. Troppo “politici”?

Julia Unterberger e il Presidente Mattarella

Sono solo episodi isolati. Non lo fossero bisognerebbe pensare che nel Sudtirolo di questi anni Venti la libertà di opinione sia diventata un bene di lusso. Il primo fatto. Nathan, sedicenne, studente del liceo classico Walther von der Vogelweide di Bolzano, avendo vinto un concorso provinciale nell’ambito della formazione politica, è stato selezionato per tenere un discorso in lingua tedesca il 2 giugno, festa della Repubblica. Tema: la democrazia. Un discorso vibrante, il suo, che contiene una serie di affermazioni che si possono definire semplicemente “autentiche”. Consegnato per un controllo preliminare, il testo sarebbe stato completamente stravolto da un funzionario provinciale.

A quel punto Nathan si rifiuta di leggerlo, mettendo a disposizione le due versioni, quella originale e quella censurata, sui suoi profili social. Il giovane aveva scritto delle “molte sfide che minacciano la nostra democrazia in Italia”. “Per esempio, l’ascesa del neofascismo: Fascisti possono picchiare impunemente i dissidenti nelle strade. In generale, stiamo assistendo a una crescente radicalizzazione della sfera politica in tutta Europa”. Altro tema: le disuguaglianze: “Quanta democrazia ci resterà se il divario tra ricchi e poveri continuerà ad aumentare? L’aumento dei prezzi degli alimentari, dei costi dell’energia – e gli stipendi non adeguati all’inflazione – fanno sì che sempre più persone diventino povere anche nel ‘ricco’ Alto Adige. Allora basta che i populisti incitino contro le minoranze e scatenino una guerra tra poveri”. Infine la questione ambientale: “Quanta democrazia ci resterà se non fermiamo subito la distruzione dell’ambiente e non preveniamo la catastrofe climatica?”. “Quando gli eventi meteorologici estremi spazzeranno via le nostre case, i raccolti falliranno e masse di rifugiati climatici senza precedenti si riverseranno su di noi, la democrazia non reggerà ancora a lungo nemmeno nel nostro Paese. Allora saremo fortunati se il populismo e la negazione dei fatti non avranno corroso completamente la nostra democrazia”.

Discorso bocciato in quanto “troppo politico”. Ma non si parlava di democrazia? E non si festeggiava quella Repubblica che tutela la libera manifestazione del proprio pensiero? Per fare un intervento “politico”, potrebbe pensare qualcuno, devi farti eleggere e andare in Parlamento. Lì puoi parlare liberamente. Tuttavia il Sudtirolo anni Venti sembra avere un problema anche con la manifestazione del libero pensiero nei luoghi ufficiali della politica, come il Senato della Repubblica.

20 giugno, commemorazione di Silvio Berlusconi. Prende la parola Julia Unterberger, senatrice del gruppo “Per le autonomie”. Poiché, dice, “oggi siamo qui per commemorarlo, ma non siamo in un luogo di culto, siamo in Parlamento”, intende “esprimere sincere considerazioni politiche”. Eccone alcune: “Nella nostra concezione, il privilegio di guidare un Paese si accompagna alla necessità assoluta di affrancarsi dai propri interessi economici per perseguire solo il bene pubblico, cosa che di Berlusconi, con tutta la buona volontà, non si può dire. Dai politici di alto livello si pretende che siano un modello nel rispetto delle regole, Berlusconi non lo era. Diceva di essere un liberale, ma temo che questo per lui significasse soprattutto non attenersi alle regole, perché c’era ben poco di liberale nella sua impostazione sui diritti civili e su una politica economica che invece era caratterizzata dal protezionismo di certe categorie”. Unterberger continua ricordando “le promesse non mantenute e soprattutto le minacciose esternazioni contro giudici e giornalisti sgraditi”, e il suo modo tutto particolare di umanizzare la politica, spingendola però “verso un populismo dall’alto che poi ha fatto da modello a figure come Trump”.

Quando la senatrice parla “come femminista” si guadagna subito i fischi di una parte dell’aula: “Non posso non ricordare che con il suo approccio patriarcale, le sue esternazioni e le sue cosiddette cene eleganti abbia fortemente danneggiato l’immagine della donna italiana”. Si tratta di affermazioni talmente vere da essere ovvie. Non però per i compagni di partito di Julia Unterberger, che non perdono tempo a stigmatizzarne l’intervento. Per l’Obmann Philipp Achammer parole “non necessarie e non appropriate”. Per il presidente Arno Kompatscher discorso “inappropriato e fuori luogo in un momento di commemorazione”. Per l’eurodeputato Herbert Dorfmann parole “intempestive e inopportune”, “una mancanza di rispetto verso i famigliari e i cari che hanno perso un padre e un amico”. Pollice verso anche da parte del più diffuso quotidiano altoatesino secondo cui Julia Unterberger “ha usato toni scorretti”. D’altra parte va ricordato – se è permesso – che l’Alto Adige che ama ergersi a primo della classe non è l’esempio più virtuoso proprio nei campi nei quali si sono inopportunamente avventurati Nathan e Julia, come quello della democrazia compiuta o quello dei conflitti di interesse.

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