Ecco il senso della vita

I lettura: Siracide 24,1-4.12-16;

II lettura: Efesini 1,3-6.15-18;

Vangelo: Giovanni 1,1-18

Certe manifestazioni clamorose e rumorose, per non dire certi eccessi, fanno ormai parte dell’apparato scenografico che va da Natale all’Epifania, passando per l’ultimo dell’anno. Fin che ad eccedere sono ragazzi e giovani, va messa in preventivo una certa dose di comprensione. Quando invece sono gli adulti (a volte perfino attempati), credo si tratti di un sintomo preoccupante: vuol dire che quelle persone – se pure adulte e apparentemente mature – non sanno di essere al mondo per qualcosa di infinitamente più inebriante di un Cenone; in altre parole, non hanno trovato un senso alla loro vita che sia affidabile, resistente a ogni tipo d’inflazione via via che passano gli anni. Non l’hanno trovato. E’ inevitabile allora nutrire scarsa stima per se stessi e un'altrettanto scarsa considerazione per tutto ciò che sta attorno. Inevitabile pensare che tutto è frutto del caso: la propria vita, gli altri, il mondo con le sue bellezze e le sue brutture… Ma è terribile! E’ angosciante pensare così! E’ come vivere al buio, brancolando come ciechi, con il timore che prima o poi manchi il terreno sotto i piedi e si piombi nel vuoto! D’altro canto, dal momento che nell’angoscia non si può vivere, cercare di distrarsi in tutti modi è l’unica soluzione: ma devono essere distrazioni forti, a dosi molto elevate! Eccessi, appunto.

E cosa centrano con il Natale, con il presepio, con tutte queste Feste che in questi giorni andiamo celebrando? Natale – con tutto ciò che significa Natale – è la possibilità di sfuggire a questa diagnosi, o a questa dilagante epidemia del non-senso. Perché Natale è la buona notizia che la vita invece ha senso: un senso che è infinitamente più grande dell’esistenza e che perciò la può riempire fino a farla straripare. Di che si tratta? In quel bambino del presepe, che è Gesù Cristo “Dio ci ha scelti prima della creazione del mondo… in lui ci ha predestinati a essere suoi figli… e tutto questo perché ha su di noi un disegno d’amore!”. Sono le parole di san Paolo ai cristiani di Efeso, che la prossima Domenica diventano parole di Dio per noi. Non sarebbe male portarsele in cuore a partire da quest’anno nuovo e ridestarle ogni qualvolta ci prendesse il dubbio che tutto sia senza senso o frutto del caso. “Scelti prima della creazione del mondo… predestinati a essere suoi figli…” e tutto questo “per un disegno d’amore!”. No, non abbiamo bisogno di cercare chissà dove l’ebbrezza, la carica per vivere con dignità e soddisfazione: sta proprio qui, in questa coscienza di essere scelti, predestinati al bello e al bene perché amati uno per uno in modo unico, come solo Dio sa fare.

Il vangelo – che già avevamo ascoltato il giorno di Natale – ribadisce la stessa bella notizia; se lo sentiamo ripetere è perché è così strepitosa che, come bambini, sentiamo di dover chiedere a Giovanni, l’evangelista: “Diccela un’altra volta…”. E lui lo fa, con un linguaggio altissimo e in tono solenne, perché le parole solite sono recipienti troppo inadeguati per quello che ha da dire: “Il Verbo era presso Dio… il Verbo era Dio…”. Prima di apparire tra noi come un bambino, esisteva già da sempre presso Dio: “Verbo” lo chiama; un nome, una parola, che (nell’originale greco in cui fu scritto il vangelo) vuol dire “senso”, “significato”. Al che, val la pena sentire e risentire quest’altra espressione ancora: “Tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui niente è stato fatto”. Ma allora, se è così, come si può parlare di caso, di destino, di assurdo o di non senso? Tutto ha un senso invece: il mondo, le persone, la vita, ciò che accade: un buon motivo, un perché plausibile, sia che appaia con immediata evidenza, sia che resti nascosto. E vi pare poco poterlo credere e affermare? “In lui era la vita – continua il vangelo – e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta!”. Ho parlato di “senso della vita”, ma il vangelo non si accontenta di una parola sola; eccone un’altra: luce. La luce permette di vedere tutto e di tutto scorgere i contorni e i colori. La presenza del Verbo – Gesù – tra noi, fa risaltare il bello della vita e di tutto ciò che la vita porta con sé. In altre parole, ciò che è bello, con lui lo è in misura ancora maggiore; ciò che invece comporta fatica, prova, sofferenza, con lui si trasforma da zavorra inutile a materiale prezioso. Ma la cosa più sorprendente sta appunto nel fatto che questo “senso della vita”, questa “luce” che tutto illumina e impreziosisce, non dobbiamo andarla a cercare chissà dove, perché è con noi, alla portata della nostra umanità: “La luce vera, quella che illumina ogni uomo, è venuta nel mondo. Il Verbo si è fatto carne e ha posto la sua dimora in mezzo a noi”. Ecco perché non abbiamo bisogno di cercare altrove quell’ebbrezza o quella carica che ci motiva nell’andare avanti, e tanto meno di arrivare ad eccessi per trovarla: è tra noi ormai. Molti sono gli auguri che si scambiano in questi giorni; tra tutti, il più gradito dovrebbe essere quello di san Paolo in questa prossima Domenica: “Che Dio illumini gli occhi del vostro cuore, e vi faccia comprendere a quale speranza vi ha chiamati”. Altro che frutti del caso, o vittime di un destino cieco e assurdo! Noi siamo stati pensati e amati ben da prima che aprissimo gli occhi alla luce! E lo saremo fino all’ultimo giorno della nostra vita: quel giorno che – proprio perché pensati e amati da sempre – sorgerà, ma non conoscerà tramonto.

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