I bambini di Veltroni dicono quel che pensano

Certo, è un campione rappresentativo dell’Italia di domani, del futuro prossimo. Di quale, ci vorrebbe un veggente per saperlo, e non è detto ci si riesca. I bambini sanno è il secondo docu-film di Walter Veltroni, primo segretario del Pd del cui direttivo nazionale fa ancora parte, già sindaco di Roma e ministro, ma anche giornalista, scrittore e ora pure regista. Lo scorso anno aveva esordito con Quando c’era Berlinguer, un ritratto a tutto tondo del segretario del Pci costruito attraverso immagini d’epoca e molte interviste. Adesso Veltroni si focalizza su trentanove bambini tra gli 8 e i 13 anni, incontrati lungo tutto lo stivale, intervistati nelle loro camerette che, alla fine, essi stessi riprendono. Uno sguardo particolare (seppur non nuovo, I bambini e noi di Comencini docet ma anche Stefano Consiglio, l’autore del bel L’amore non perdona che nel 2007 girò Il futuro, comizi infantili) per raccontare con gli occhi dei più piccoli il Paese attraverso progetti, sogni e opinioni sui grandi temi della vita: amore, famiglia, religione, sessualità. Uno spaccato, comprensivo di ingenue e sincere pillole di saggezza, felicità, tormenti, tristezze, consapevolezze e inadeguatezze, dal quale emergono le differenze tra le culture, le condizioni sociali e le storie di ognuno. Il documentario dura un’ora e 53 minuti e i piccoli protagonisti sono stati selezionati dopo un casting che ne ha coinvolti 350. “Li ho scelti sulla base della loro diversità, di ciò che il loro racconto era capace di evocare – ha detto l’autore intervenuto recentemente all’Astra di Trento per presentare il suo lavoro – Ma anche guardando all’espressività degli occhi”. “I bambini – ha sottolineato Veltroni – dicono quello che pensano non ciò che sentono dai genitori. E non parlano di politica perché non se ne occupano. Avvicinandomi a loro ho posto le domande che mi facevo io da piccolo. Li ho scelti tra gli 8 e i 13 anni perché è l’area di età più interessante, quella del “decollo”, in cui ognuno di noi ha preso forma. Ho cercato di raccontare il meglio possibile il tempo della loro vita, attraverso le grandi domande, confidando nella grazia del racconto, nella sua leggerezza e lievità”. Il documentario, prodotto da Sky e Wildside in collaborazione con Palomar, verrà trasmesso in televisione a settembre e sarà pubblicato in un Dvd che conterrà molto del materiale tagliato. Basti pensare che ogni intervista ha un girato di circa un’ora e mezzo da cui sono stati estrapolati pochi minuti a testa. Il che ha comportato un lungo lavoro sia di selezione degli spezzoni che di montaggio. “I piccoli protagonisti del film – ha concluso il regista – sono maestri di fantasia e sono capaci di avere dubbi. Hanno una loro autonomia, pensano, riflettono, ragionano e rielaborano. Mi piacerebbe che questo film fosse visto da genitori e figli perché poi possano parlarne insieme”.

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