Il cinema dell’Alpe Adria punta sulle anteprime

“Anishoara” di Ana-Felicia Scutelnicu

Sette film a soggetto, 16 corti e una decina di documentari. Sono le “pellicole” in concorso al 35esimo Trieste Film Festival, organizzato da Alpe Adria Cinema, in programma nel capoluogo giuliano dal 19 al 27 gennaio. C’è anche molto altro: film e documentari fuori concorso, mostre, presentazione di libri, incontri con gli autori, food&music, visite guidate.

Il festival presenta un’ampia rassegna del cinema dell’Europa centro orientale e dei Balcani occidentali e un approfondimento su alcune registe tedesche. “Un osservatorio privilegiato su cinematografie e autori spesso poco noti, se non addirittura sconosciuti, al pubblico italiano e, più in generale, a quello occidentale”, ha detto nei giorni scorsi la direttrice Nicoletta Romeo nel corso della presentazione. “In tutti questi anni – ha proseguito – abbiamo affinato la capacità di cogliere segnali, talenti, tendenze originali e innovative, includendo sempre anche gli autori più difficili e controversi, spesso ai margini del mercato”.

Diversi film in programma sono anteprime nazionali se non internazionali. Tanti altri sono passati in altri festival, anche tra quelli più importanti, ma in modo a volte frettoloso, confusi in programmazioni e sezioni ampie e dispersive.

Tra i film in concorso “Hotel Pula” del croato Andrej Korovljev, ambientato a metà degli anni Novanta, storia d’amore tra una studentessa di Pola e un rifugiato bosniaco scappato dalla guerra a seguito del devastante processo di dissoluzione della Jugoslavia. Ma anche “Libertà” del rumeno Tudor Giurgiu: fine anni Ottanta, Romania, il regime di Ceausescu si sgretola, la violenza è “pane” quotidiano.

“Paese perduto”, invece, del serbo Vladimir Perisic, già autore di uno degli episodi de “I ponti di Sarajevo”, analizza, tra pubblico e privato, siamo nel 1996, i difficili rapporti tra un figlio e una madre, portavoce del regime di Slobodan Milosevic, mentre in piazza divampa la protesta. Fuori concorso, “Green border” della polacca Agnieszka Holland, premio speciale della giuria all’ultima Mostra di Venezia, potente affresco in bianco e nero sul dramma dei migranti al confine tra Bielorussia e Polonia, ma anche “Una spiegazione per tutto” dell’ungherese Gabor Reisz che in Laguna ha vinto la sezione Orizzonti. “Le tensioni di una società fortemente contrapposta vengono a galla quando l’esame di storia di Abel, uno studente liceale, si trasforma in uno scandalo nazionale”, recita la sinossi.

In occasione della Giornata della memoria, “La zona di interesse” del britannico Jonathan Glazer: la famiglia del direttore del campo di concentramento di Auschwitz vive tranquillamente mentre, al di là del muro, va in scena l’orrore.

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