Invito al coraggio

At 5, 27-32. 40-41; Sal 29; Ap 5, 11-14; Gv 21, 1-19

Voglio cominciare questa riflessione con un racconto suggestivo di Karen Brixen. Narra di un uomo che viveva presso uno stagno e una notte fu svegliato da un gran rumore. Uscì nel buio e si diresse verso lo stagno, ma a causa dell’oscurità non fece altro che correre in su e in giù, a desta e a sinistra, guidato solo dal suono del rumore , inciampando e cadendo più volte. Finalmente trovò la falla nell’argine dalla quale uscivano l’acqua e i pesci. Risolto il problema se ne tornò a letto. La mattina dopo, affacciandosi alla finestra, vide con sorpresa che le orme dei suoi passi avevano disegnato sul terreno la figura di una cicogna.

L’autrice del racconto a questo punto si domanda: «Quando il disegno della mia vita sarà completo vedrò, o altri vedranno una cicogna?» Ha un senso compiuto, cioè, la mia vita, al di là dei tanti episodi slegati che la compongono? Ha avuto un senso la vita degli apostoli e la vita di Pietro, che dopo la morte di Gesù se ne tornano a pescare? Ha un senso compiuto la loro esperienza o dovremmo accontentarci di una serie di frammenti fra loro slegati con i quali nutrire la nostra fede? Gesù inviterà Pietro a seguirlo solo alla fine del Vangelo, non all’inizio. Non basta l’entusiasmo iniziale, non basta neanche lo slancio del neofita per diventare discepoli: occorre passare attraverso l’ignominia, il disprezzo, la croce. Pietro e i discepoli molte volte non hanno capito il Maestro. Si sono fermati a belle dichiarazioni. E la loro vita può sembrare davvero contraddittoria, perché non sempre sono stati in grado di vivere l’amore di Gesù.

Anche in questo brano Pietro vuol decidere da solo, forse si crede l’unico capace di guidare sulla strada della verità. Gli altri lo seguono, non si pongono troppe domande. Vuol forse dire che hanno perduto ogni fiducia in Gesù? Può darsi. Ma questa sottolineatura dell’evangelista: «Noi veniamo con te» potrebbe significare qualcosa d’altro. Potrebbe voler dire che lo Spirito è presente ugualmente in tutti i discepoli e oggi dunque in tutti i battezzati. (Quindi tutti siamo chiamati a seguire Gesù e avere corresponsabilità nella chiesa). Il Vangelo di Giovanni era già concluso con i dubbi di Tommaso e la beatitudine per chi senza aver visto crederà. Ma questa pagina è stata aggiunta per dire a noi che anche oggi abbiamo la possibilità di incontrare Gesù nella quotidianità della vita normale, nel solito lavoro, nel solito discorrere, nella solite fatiche e anche talvolta nella solita noia.

E’ lì che Gesù chiede anche a noi: «Avete qualcosa da mangiare?» E se la nostra risposta è no, non ci lascia lì dicendoci che siamo dei buono a nulla. No, Gesù ci sprona a ritentare, a ritrovare il coraggio, a superare la delusione. Lui è presente, ma lascia a noi di operare, non si sostituisce a noi. Anzi Gesù ci invita a portare un po’ di pesce. Sulle brace Gesù già ne aveva arrostito un poco. Ma poi lo mette insieme al nostro e quasi i pesci si confondono e non si distinguono più. Ed è meraviglioso vedere il Risorto nella normalità!

Torniamo adesso al racconto iniziale. Noi vaghiamo spesso nell’incertezza, nel disorientamento. Forse ci siamo incamminati verso una voce, ma poi i nostri passi sono tornati indietro, hanno preso un’altra strada. Qualcosa riusciamo ad aggiustare dei nostri fallimenti C’è l’immagine della cicogna, cioè dai molteplici frammenti della nostra vita, delle nostre cadute e del nostro riprenderci, emerge un senso? Se abbiamo seguito la sua voce, se abbiamo portato la sua croce, se abbiamo creduto nella Risurrezione, vedremo magari un disegno confuso, ma magari in un angolo scopriremo anche un Dio che ci aspetta e che se abbiamo sbagliato anche mille volte ci chiederà soltanto questo: «Mi vuoi bene?».

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