La mela, protagonista anche di storie e leggende

La mela è coltivata oggi con tecniche sempre più raffinate

“Perché la Luna non cade sulla Terra come la mela matura dall’albero, e perché la mela cade perpendicolare al centro della Terra anziché di lato?”. Questo ed altro si domandava Isaac Newton nel 1666 prima di intuire la legge universale di gravitazione. Eh sì, quando si è V.I.P. (Very Important Plant) l’importante è che se ne parli. Famiglia delle Rosacee, sottofamiglia delle Pomoidee, genere Malus, raggruppa numerose specie selvatiche, da frutto ed ornamentali. La più importante specie da frutto è il Malus Communis.

La mela: vera star, studiata in ogni suo particolare, protagonista di moltissime storie e leggende antiche e moderne, diffusa in tutto il mondo per il suo uso alimentare, utilizzata come simbolo e coltivata con tecniche sempre più raffinate, compare su rotocalchi, pubblicità, fumetti e tanto altro ancora. Come abbia fatto ad arrivare ad una simile notorietà non ci è dato sapere, comunque godiamoci la bellezza ed il gusto di un frutto così “familiare” nei paesaggi e nelle tradizioni del Trentino Alto Adige. Recenti studi collocano l’origine del melo in Kazakistan, la cui capitale Alma Ata significa “Padre delle mele”.

Arbusto od albero a sviluppo acrotono, con portamento poco assurgente e chioma ombrelliforme, può raggiungere fino a 10 mt di altezza e larghezza. Le foglie sono di un bel verde carico. Produce il pomo (dal latino pomum): un falso frutto. La parte commestibile è dovuta alla crescita del ricettacolo fiorale, mentre il vero frutto è costituito dal torsolo che racchiude e contiene i semi. I Romani furono i primi a coltivarla diffondendo l’arte dell‘innesto. Sapevano che dai semi della mela coltivata crescono degli alberi i cui frutti non hanno le stesse caratteristiche della pianta originaria. Per questa ragione propagarono le varietà buone innestando le talee su una base robusta: un metodo ed un patrimonio di conoscenza che dal 100 a. C. circa iniziarono a diffondere nelle Province del Centro e Nord Europa.

Il Trentino Alto Adige è uno di quei territori particolarmente “vocato” alla coltivazione del melo: i nostri avi lo avevano capito. Le condizioni ambientali unite alla mano dei contadini di allora e di oggi hanno permesso l’espansione di questa coltura ottenendo produzioni con qualità organolettiche di altissimo livello. Ammiriamo questi paesaggi, godiamoci i campi tirati a lucido per l’occasione, e sosteniamo i frutticoltori nella delicata operazione di raccolta.
Ma non dimentichiamoci mai delle radici di questa coltura, protagonista per tanti secoli di una agricoltura estensiva e di sussistenza: condivideva i terreni con prati, cereali, patate ed altri alberi da frutto. Andiamo a cercarli questi monumenti antichi di melo. Consiglio un viaggio a Pellizzano, nel “Brolio dei Bragheti”, passando per la splendida Val di Non e per Malè… il cui nome deriva da “Malus”.
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