La terra germoglierà, ma i sassi…no.

Genesi 15,5-12.17-18;

Filippesi 3,17-4,1;

Luca 9,38b-36

È vero che una Pasqua così… precoce qual è quella di quest’anno sembra frenare anche l’avanzare della primavera, ma la natura non si smentirà: non passeranno molti giorni che sprigionerà quella vitalità che ha dentro ed era come addormentata. Si potrebbe adoperare anche un altro verbo per dirlo, prendendolo in prestito dal vangelo della prossima domenica: la terra si trasfigurerà. Grazie a una temperatura più mite, tra non molto comincerà la sua trasfigurazione e il bello che ha dentro verrà fuori.

“Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. E, mentre pregava, si trasfigurò: il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante”. La temperatura adatta a trasfigurare Gesù è la preghiera, cioè il suo entrare in dialogo con Dio, suo Padre. Quella vicinanza è il calore che gli fa sprigionare ciò che è nell’intimo: “il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante”.

Più di 1000 anni prima di Gesù era vissuto Abramo. Anche lui sperimentò quella temperatura particolare che è la vicinanza di Dio; perché Dio, da sempre, nutre un desiderio folle Dio di entrare in amicizia con la nostra umanità. Ogni suo tentativo la Bibbia lo chiama con un nome particolare: alleanza. Per noi la parola è un po’ estranea al nostro linguaggio abituale, ma per il popolo della Bibbia esprimeva il legame più forte che si potesse immaginare. Dio è sempre stato disposto a pagare un alto prezzo per allacciare un forte legame con noi. La prima lettura di questa domenica presenta una scena che la nostra moderna sensibilità trova un po’ raccapricciante: Dio chiede ad Abramo di prendere degli animali, squartarli, e disporne le parti così divise su due file; poi, Dio si fa percepire in qualche modo passando tra quelle due file d’animali squartati come un fuoco ardente. Quel gesto voleva dire: “Se rompo il mio legame con voi, mi accada quello che è accaduto a questi animali!”. No, Dio non si può né squartare né dividere. Ma lo si potrà un giorno inchiodare alla croce: per amore si lascerà trafiggere, sul Calvario, nella persona di Gesù.

In ogni caso, anche la vita di Abramo cambia. Non è forse vero che la temperatura trasfigura la natura, la faccia della terra? La vicinanza di Dio trasforma la vita di Abramo: da vecchio solitario, ramingo e senza neanche un pezzo di terra che sia sua, diventerà il padre di una moltitudine di popoli. Al calore di Dio che si è fatto vicino, anche la vita di Abramo si trasfigura.

E la nostra? La nostra esistenza personale, la vita delle nostre famiglie, della nostra Comunità, si trasfigura o è sempre la stessa? Per comprendere davvero il vangelo di questa domenica, dobbiamo metterci al posto di Pietro, Giacomo e Giovanni, e pensare che ora su quel monte Gesù conduce proprio noi. Cos’altro sarà il partecipare all’Eucaristia se non trovarci, come quei tre, con lui su quel monte? Probabilmente non vedremo il suo volto, la sua veste che diventa candida e sfolgorante, ma c’è una voce che senz’altro risuona anche per noi: “Questi è il mio Figlio, l’eletto: ascoltatelo!”. Se l’ascoltiamo, accade che anche la nostra vita cambia, si trasfigura appunto. Ma, forse è meglio usare il condizionale: come si trasfigurerebbe, come cambierebbe la nostra vita, se fossimo docili al Signore! “Docile” è parola che viene da un verbo latino “docère”: vuol dire insegnare. “Docili” sono quelli che si lasciano insegnare, educare. Come si trasfigurerebbe la nostra vita se permettessimo al Signore di insegnarci a vivere! Il rischio, per noi, è quello di prendere invece per maestri tutti gli imbonitori televisivi, quelli che gridano nelle piazze, certi pupazzi della politica o della cultura di moda… Con l’unico effetto che costoro non possono darci quel calore che fa germogliare la nostra vita dal di dentro: potranno fornirci tutt’al più delle fogge da indossare in certe occasioni, ma poi ci ritroveremmo più nudi di prima. Ho parlato della natura che quando viene la primavera si risveglia e si trasfigura. Sì, ma anche in natura vi è qualcosa che non si trasfigura mai, nemmeno se la temperatura arrivasse a 100 gradi: sono i sassi, le pietre; non germogliano, restano sempre gli stessi. Ora pensate: quante occasioni abbiamo nelle quali il Signore si fa vicino a noi e ci scalda con la sua Parola! L’Eucaristia è la prima fra tutte, ma anche la lettura giornaliera di quel calendario quaresimale che probabilmente abbiamo in casa. Quante occasioni in cui Dio vorrebbe riscaldarci con la sua vicinanza, la sua amicizia! Ma se trova sassi o pietre al posto di cuori di carne, neanche il calore di Dio potrebbe trasfigurare la nostra esistenza. Non ci accada di essere terra buona e disponibile tutti i giorni e per chiunque, salvo poi a diventare sassi o pietre quando ci avviciniamo al Signore! “Questi è il mio Figlio, l’eletto: ascoltatelo!”: risuona per noi ora questo invito accalorato. Poi, è pure vero che noi non siamo né terra né pietre, perché siamo fatti di cielo: sono là le nostre radici, è quella la nostra patria, ci ricorda san Paolo in questa Domenica. Siamo fatti per lasciarci scaldare la testa e il cuore solo da Gesù Cristo. Ci riscalda e ci cambia con la sua parola perché si è fatto vicino: tanto vicino da lasciarsi inchiodare alla croce, per amore.

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