L’amnistia di Francesco

Ho fatto un sogno. Papa Francesco, alla domenica di Pentecoste, proclamava una grande amnistia, un perdono generalizzato non solo da tutte le colpe commesse (come è l'indulgenza plenaria) ma anche da quelle situazioni che non consentono una piena comunione con la Chiesa. Divorziati risposati, preti sospesi, teologi sotto la lente di ingrandimento del Vaticano, scomunicati, conviventi, omosessuali, evasori fiscali: tutti perdonati, all'insegna della grande misericordia di Dio. Non è necessario il pentimento. Il perdono viene dato gratuitamente. Come Dio offre la salvezza. Il passato è cancellato, dimenticato. Si comincia una pagina nuova. Completamente nuova.

Certamente i tribunali ecclesiali non la prendevano bene, perché non avevano più nessuna causa da trattare. Molti si arrabbiarono -i più pii, i più fedeli, i più a posto con le regole, con la morale. Si moltiplicarono improvvisamente i fratelli del figliol prodigo, quelli che hanno sempre servito la casa paterna senza mai avere un vitello grasso da mangiare con gli amici: invidiosi del padre buono, questi fratelli gridavano allo scandalo, al relativismo, alla mancanza di giustizia. Perché mettere sullo stesso piano chi ha sbagliato e chi ha seguito, magari con fatica e sofferenza, gli inviti di Cristo e della Chiesa? Perché accogliere a braccia aperte chi è stato fino a ieri nel peccato o nell'errore? "La Chiesa non può fare questo! Deve invece annunciare la verità!" Esclamarono molti uomini religiosi.

Il mio sogno proseguiva con un bonario sorriso del Papa. Che rispondeva a queste obiezioni elencando i passi evangelici in cui la misericordia di Gesù superava, scandalizzando i ben pensanti e le persone più intransigenti, mettendo in discussione i buoni costumi, la stessa fede di Israele, presentando il volto di un Dio che sconcerta pure l'idea umana di giustizia.

Perché gli operai dell'ultima ora vengono pagati come gli altri? Perché vengono rimessi i debiti al segretario truffaldino? Perché Cristo perdona l'adultera, va a mangiare con i pubblicani, moltiplica per tutti il cibo e muore da peccatore proprio per i peccatori? Questa però, volenti o nolenti, è l'essenza del Dio di Gesù Cristo: Dio è amore. E soltanto l'amore dimentica tutto e accoglie tutto.

L'amnistia di Francesco (come venne subito chiamata alla stampa di tutto il mondo) portava una ventata di primavera sulla Chiesa. Un nuovo giubileo. Ecco che, senza passare per la Sacra Rota, coppie sposate in municipio si presentavano alle parrocchie per potersi sposare regolarmente in chiesa; ecco il mondo interdetto da questa decisione; ecco le campane a festa; ecco le chiese separate che annunciavano un simile provvedimento. Ecco una cosa nuova, come a quel tempo nel deserto quando Dio aveva liberato il popolo dalla schiavitù, come quando Dio aveva riportato i prigionieri da Babilonia a Gerusalemme, come quel sabato nella sinagoga di Nazaret…

Così si legge infatti nel Vangelo, proprio all'inizio della vita pubblica di Gesù: "Si recò a Nazareth, dove era stato allevato; ed entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; apertolo trovò il passo dove era scritto: Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore" (Lc 4, 16 -19). Un brano sentito molte volte, che non ci impressiona più. Se dicessimo che Dio va a liberare gli spacciatori di droga in carcere, gli immigrati senza permesso di soggiorno, gli assassini non pentiti (perché i prigionieri anche ai tempi di Gesù non erano di certo gente raccomandabile…) noi grideremmo all'ingiustizia: ma la misericordia di Dio non produce gli effetti che si vedono subito all'apparenza, cambia invece il mondo e il cuore dell'uomo.

Il sogno finisce, lasciando la consapevolezza che Chiesa, cioè la comunità dei credenti, dovrebbe manifestare il volto di Cristo. Un volto che rimanda alla logica di Dio, ai Suoi pensieri così difficili da capire. E così la Chiesa dovrebbe perdonare. La misericordia supera la verità e la giustizia: rimane la carità, dice San Paolo. Dio mette tra parentesi ogni iniquità, è capace di superare ogni colpa, modificando addirittura i propri propositi, cambiando la propria volontà ma restando fedele a se stesso. E la sua fedeltà accoglie, riabilita, consola.

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