“L’antisemitismo non avveleni nuovamente i cuori”: l’appello dei vescovi austriaci

In Italia nel 1938 il regime fascista colpiva gli ebrei con le “leggi razziali”

9 novembre 1938. Nella cosiddetta “Notte dei cristalli” (e nei giorni successivi) gli ebrei che vivevano nel Terzo Reich – da marzo comprendeva anche l’Austria – furono vittime di azioni violente e omicide organizzate e attuate dal regime nazionalsocialista. In quei giorni di 85 anni fa furono uccise diverse centinaia di ebrei. Circa 1.400 sinagoghe, sale di preghiera e altri luoghi di incontro ebraici, migliaia di negozi, case e cimiteri furono presi d’assalto, distrutti, dati alle fiamme. Seguì immediatamente la deportazione nei campi di concentramento. In quei giorni furono internate almeno 30mila persone, centinaia delle quali furono giustiziate o morirono a causa delle condizioni di prigionia.

Nella loro assemblea di novembre i vescovi austriaci hanno ricordato questi fatti, resi particolarmente attuali dalla nuova ondata di antisemitismo che percorre l’Europa.

“L’antisemitismo non deve avvelenare di nuovo i cuori”, scrivono nel comunicato finale. “I pogrom di novembre sono uno dei capitoli più oscuri della nostra storia: furono colpite l’intera Austria e Vienna in particolare, dove la vita fiorente di una grande comunità ebraica fu sepolta sotto le macerie e la cenere. Tuttavia, la Notte del pogrom fu solo il presagio delle profondità insondabili della Shoah. Essa portò all’omicidio e allo sterminio di milioni di ebrei e mirò a cancellare completamente la vita ebraica”.

Quest’anno, continuano i vescovi, la memoria di eventi solo apparentemente lontani nel tempo “è oscurata dal terrore e dalla guerra in Terra Santa. Dopo il barbaro attacco di Hamas a Israele, alla vita innocente, alla vita ebraica, in molti Paesi si è verificata una pericolosa polarizzazione. Gli attacchi antisemiti e gli atti di violenza sono aumentati notevolmente anche in Austria”.

Ricordano ad esempio il “vile attacco incendiario e di imbrattamento alla sezione ebraica del cimitero centrale di Vienna”. E proseguono: “Si sta scatenando una guerra di immagini e parole alimentata dall’odio, soprattutto sui social media, che alimenta senza freni l’antisemitismo. La società non deve tollerare tali immagini, parole e azioni antisemite e noi vescovi le condanniamo con la massima fermezza. In Austria deve essere garantita una vita pacifica e libera per le persone di qualsiasi religione o convinzione. Tutto l’antisemitismo è basato sulla menzogna e sull’odio”.

Ripetono: “Non si deve permettere che avveleni ancora i cuori!”.

I vescovi austriaci spiegano la fermezza nei toni del loro intervento con la “dolorosa presa di coscienza di un fallimento multiplo: per troppo tempo, secoli di antigiudaismo mascherato da motivi religiosi avevano indebolito le forze che sarebbero state necessarie ai cristiani per opporsi risolutamente al fanatismo razziale e all’antisemitismo nazionalsocialista”. E dunque: “Le voci dentro e fuori la Chiesa che denunciarono l’ingiustizia dei pogrom di novembre furono troppo silenziose. Ci furono cristiani che si posero al fianco dei loro compagni ebrei, li aiutarono e li salvarono, ma i giusti furono pochi, troppo pochi”.

La conclusione: “Quando le Chiese cristiane in Austria ricordano i pogrom di novembre, si schierano senza vacillare a fianco della comunità ebraica e della sua fedeltà nella fede, soprattutto oggi. I cristiani oggi si rendono conto più chiaramente di 85 anni fa che le radici della loro fede affondano nell’ebraismo. Se la fede ebraica nell’Unico ed Eterno viene vilipesa e profanata, anche noi cristiani perdiamo questa origine da cui viviamo”.

In quegli stessi giorni del novembre di 85 anni fa in Italia anche il regime fascista metteva alla porta gli ebrei attraverso le cosiddette “leggi razziali”. Cinque anni dopo, il 16 ottobre del 1943, oltre mille ebrei romani rastrellati dai nazifascisti furono deportati nel campo di sterminio di Auschwitz. Solo 16 di loro sopravvissero.

Un mese prima in Alto Adige, in particolare a Merano, la prima retata di ebrei su territorio italiano (per quanto occupato). A decine, a cominciare dal 16 settembre, furono condotti a Reichenau e ad Auschwitz. Tra loro solo una persona ebbe salva la vita.

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