Le quote rosa non sono una legge fisica

Non si può dire che la televisione offra un panorama entusiasmante. Nonostante la serie apparentemente inesauribile di canali del digitale terrestre, il più delle sere si fatica a tirare fuori qualcosa di guardabile. Così colpisce ancora di più, se a proporre il programma che “tiene” lo spettatore, è un'emittente locale.

È successo la settimana scorsa con Trentino in diretta su RTTR (Giovedì 21.00 e in replica Domenica alle 15.00). La conduttrice, nonché direttrice dell'emittente, Marica Terraneo, ospitava in studio tre professori e un dottorando della Facoltà di Fisica di Trento. Tema della serata la recente scoperta delle “onde gravitazionali” ipotizzate da Albert Einstein, e il ruolo che l'Università di Trento ha svolto in questo progetto di ricerca internazionale.

Tema evidentemente ostico per lo spettatore comune, ma ben condotto, sia da parte della giornalista, sia da parte degli ospiti: Giovanni Andrea Prodi, fisico sperimentale a capo del team di ricerca, Lorenzo Pavesi, direttore del Dipartimento di Fisica, Giuseppina Orlandini, fisica teorica e infine Matteo Leonardi, dottorando. Chiari ed efficaci nel rispondere alle domande della giornalista che riguardavano tanto lo specifico del progetto, quanto la situazione più generale della Facoltà trentina e in particolare la risposta dei giovani nell'intraprendere questa via di studio. Una comunicazione di passione per la ricerca e la possibilità di trovare risposte alle domande sull'universo che permettono di fare luce anche sull'uomo, come è raro sentire; comunicazione al tempo stesso semplice e “normale”.

Con un unico neo. Il ruolo della donna, che anche in fisica è del tutto marginale e non per motivi di attitudine intellettuale, ma di condizionamenti culturali, familiari e sociali. Marica Terraneo lo ha messo in luce attraverso la testimonianza della professoressa Orlandini (foto) che oltre alla propria personale esperienza portava i risultati di un convegno dedicato alla questione svoltosi recentemente in Università.

Peccato che la stessa conduttrice abbia seguito e rafforzato gli stessi stereotipi, marginalizzando l'unica ospite femminile, facendole fare la bella statuina fino quasi alla fine della puntata e facendola intervenire unicamente sulla “questione femminile”.

Anche in campo scientifico, siamo alle “quote rosa”. La cosa sta diventando drammatica, tanto più se le donne rimangono inconsapevoli di ciò che esse stesse perseguono e rafforzano. In questo caso la comunicazione televisiva operata dalla giornalista, apparentemente andava a denunciare il problema – e la professoressa Orlandini dava una bella testimonianza sulla sua scelta scientifica, per di più teorica e non sperimentale – ma i modi in cui la comunicazione è avvenuta, ribadivano lo stereotipo di genere che vede la donna su di un altro piano, partecipe al più come eccezione.

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