“Le razze umane (non) esistono”

Il 14 luglio di 85 anni fa fu pubblicato il “Manifesto degli scienziati razzisti”, noto anche come “Manifesto della razza”. È la base ideologica su cui fu costruita la legislazione antiebraica –
le leggi razziali – approvata nel corso del 1938 e attuata negli anni successivi, allo scopo di scongiurare la contaminazione etnica della “razza italiana”.

Centrale nel Manifesto l’affermazione al punto 1: “Le razze umane esistono”. Di grande interesse, per capire i ragionamenti di allora e quelli di oggi, quanto dichiarato al punto 6: “Esiste ormai una pura razza italiana”. Ma andiamo con ordine. Secondo gli scienziati razzisti “l’esistenza delle razze umane non è già una astrazione del nostro spirito, ma corrisponde a una realtà fenomenica, materiale, percepibile con i nostri sensi”. Non significa (per ora) sostenere che “esistono razze umane superiori o inferiori, ma soltanto che esistono razze umane differenti”. La storia ci dice che tra l’affermazione della differenza e la sopraffazione dell’uno sull’altro il passo è (stato) assai breve.

Secondo i firmatari del Manifesto quello di “razza è concetto puramente biologico”. Esso sarebbe basato “su altre considerazioni che non i concetti di popolo e di nazione, fondati essenzialmente su considerazioni storiche, linguistiche, religiose”. E tuttavia: “Alla base delle differenze di popolo e di nazione stanno delle differenze di razza. Se gli italiani sono differenti dai francesi, dai tedeschi, dai turchi, dai greci, ecc., non è solo perché essi hanno una lingua diversa e una storia diversa, ma perché la costituzione razziale di questi popoli è diversa”. Attenzione, non si tratta degli innocui vaneggiamenti di un gruppo di personaggi estemporanei, ma della dottrina fatta propria dal governo di allora, così come avveniva anche in Germania, teorie che portarono nel giro di pochissimo alle persecuzioni e allo sterminio di milioni di persone.

Gli “scienziati” scrivono ancora: “La popolazione dell’Italia attuale è nella maggioranza di origine ariana e la sua civiltà ariana. Questa popolazione a civiltà ariana abita da diversi millenni la nostra penisola”. E spiegano: “Dopo l’invasione dei longobardi non ci sono stati in Italia altri notevoli movimenti di popoli capaci di influenzare la fisionomia razziale della nazione. Da ciò deriva che, mentre per altre nazioni europee la composizione razziale è variata notevolmente in tempi anche moderni, per l’Italia, nelle sue grandi linee, la composizione razziale di oggi è la stessa di quella che era mille anni fa: i quarantaquattro milioni d’italiani di oggi rimontano quindi nella assoluta maggioranza a famiglie che abitano l’Italia da almeno un millennio”. E dunque: “Esiste ormai una pura razza italiana”. Una “purissima parentela di sangue” “unisce gli italiani di oggi alle generazioni che da millenni popolano l’Italia. Questa antica purezza di sangue è il più grande titolo di nobiltà della Nazione italiana”.

Ciò premesso, “è tempo che gli Italiani si proclamino francamente razzisti”. Il che porta ad evitare la contaminazione con gli “altri”. “È necessario fare una netta distinzione fra i Mediterranei d’Europa (Occidentali) da una parte gli Orientali e gli Africani dall’altra. Sono perciò da considerarsi pericolose le teorie che sostengono l’origine africana di alcuni popoli europei e comprendono in una comune razza mediterranea anche le popolazioni semitiche e camitiche stabilendo relazioni e simpatie ideologiche assolutamente inammissibili”. In modo particolare: “Gli ebrei non appartengono alla razza italiana”. “Gli ebrei rappresentano l’unica popolazione che non si è mai assimilata in Italia perché essa è costituita da elementi razziali con europei, diversi in modo assoluto dagli elementi che hanno dato origine agli italiani”. Infine: “I caratteri fisici e psicologici puramente europei degli italiani non devono essere alterati in nessun modo. L’unione è ammissibile solo nell’ambito delle razze europee, nel quale caso non si deve parlare di vero e proprio ibridismo, dato che queste razze appartengono ad un ceppo comune e differiscono solo per alcuni caratteri, mentre sono uguali per moltissimi altri. Il carattere puramente europeo degli italiani viene alterato dall’incrocio con qualsiasi razza extra-europea e portatrice di una civiltà diversa dalla millenaria civiltà degli ariani”. Teorie che non avrebbero, oggi, bisogno di commenti. I dieci punti del Manifesto sono già stati confutati uno per uno dalla scienza, quella vera. Nel 2008 un gruppo di “scienziati antirazzisti”, tra cui Rita Levi Montalcini, pubblicò a San Rossore il contromanifesto che si apre con l’affermazione, condivisa dalla comunità scientifica: “Le razze umane non esistono”. Punto. Razza, nazione, popolo, etnia: sono concetti da maneggiare con cura. Meglio lasciarli agli addetti ai lavori, così come si preferisce far disinnescare un ordigno all’artificiere. Forse non è un caso che lo Statuto di autonomia della regione Trentino Alto Adige – come pure la Costituzione – non parli mai di gruppi etnici, ma solo di gruppi linguistici (che possono avere “caratteristiche etniche e culturali”, ma un conto è evidenziare le caratteristiche, altro è chiudere le persone in quelle che Alex Langer chiamò “gabbie etniche”).

Josef Mayr-Nusser (mostrando un coraggio che non ebbero gli accademici e gli scienziati italiani) pronunciò queste parole di fronte al direttivo della Gioventù di Azione cattolica di Bolzano: “Oggi tutti parlano della comunità etnica (Volksgemeinschaft) alla quale tutto il resto dovrebbe essere subordinato. Valori come ‘sangue e suolo’ … vengono oggi assolutizzati e la vita culturale di interi popoli viene costruita su fondamenta insicure, come lo è tuttora la questione razziale. Il singolo ha valore esclusivamente in quanto membro del corpo etnico (Volkskörper)”. Era il 15 luglio del 1938, il giorno dopo la pubblicazione del Manifesto degli scienziati razzisti. 85 anni fa.

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