L’etica della relazione per una vita buona

Se c’è qualcosa che accomuna tutti gli uomini, quello è sicuramente il loro bisogno di relazione. Veniamo al mondo, siamo chiamati alla vita non per nostra volontà, ma dentro un rapporto tra persone: nessuno sarà mai perfettamente solitario. Neppure l’eremita. Anche il più arido e disabitato dei deserti, la valle più angusta e remota, la montagna più inaccessibile potrebbero essere i luoghi di un incontro, magari non con esseri umani ma con l’ambiente naturale, con una realtà più ampia che ha il respiro del cielo.

Il pensiero filosofico ha da sempre scandagliato i tre ambiti di relazione, quella con il mondo, quella con gli altri uomini e quella con Dio. La nostra vita è un intrecciarsi di questi dialoghi che segnano il nucleo di una insopprimibile vocazione presente al fondo del cuore di tutti: la necessità di uscire da sé per incontrare la diversità e insieme ad essa, soltanto insieme ad essa, sentirci appagati, almeno per qualche istante.

Il messaggio più bello della Bibbia annuncia proprio questa perpetua relazione tra Dio e gli uomini. Dall’alleanza con Abramo fino alla promessa di Cristo, che abbiamo ascoltato domenica scorsa, di essere con noi fino alla fine del mondo, il Dio biblico, ebraico e cristiano, entra nella storia, si impasta di terra giocando tutto se stesso, se così si può dire, in questo rapporto – così tormentato! – con le sue creature. Questo legame è contrassegnato nell’insegnamento di Gesù da un termine di altissimo valore per gli uomini: la parola amore. Poteva essere utilizzata un altro sostantivo: giustizia, fiducia, compassione. Sono tutte naturalmente presenti, ma la parola più significativa è amore. Quella più universale , quella più capace di riempire e di distruggere l’esistenza di ciascuno. Cerchiamo una relazione d’amore, nelle mille sfumature che ciò significa. Amatevi gli uni e gli altri. Questo ci chiede Dio. In questo modo amiamo anche Lui.

Questa profonda verità rimane al centro dell’animo di ogni persona, anche di quella più lontana dalla fede. L’amore, ricercato e donato, accettato o rifiutato, non è un semplice sentimento, ma è il contenuto stesso di ogni relazione: esso significa allora desiderio, armonia, equilibrio, passione, appagamento, completezza, felicità. Tutti cerchiamo di essere felici, tutti vogliamo essere amati.

Oggi forse più di ieri sentiamo in maniera lacerante questo bisogno. Avvertiamo una nostalgia di compimento, probabilmente acuita dal progressivo sfilacciarsi dei legami, dall’incapacità di tessere relazioni vere: aumentano i conflitti, cresce il disagio individuale e collettivo. Questa tendenza colpisce anche quanti si professano cristiani. Bisognerebbe invece essere in grado di mostrare al mondo una nuova possibilità di vivere insieme nel perdono reciproco. Nell’accoglienza del diverso, nella solidarietà e nella pace. I cristiani potrebbero dimostrare che un altro modo di convivere con gli altri è possibile, recuperando lo stile di vita di Gesù, maestro buono e sapiente.

In questo tempo l’etica cristiana è in crisi, rigettata da quanti non si riconoscono in questa tradizione, messa in discussione pure dai credenti che spesso non capiscono certi linguaggi, oppure che sinceramente non condividono certe posizioni della Chiesa. Questo è segno di una debolezza dei fedeli ma pure di una incapacità di stare al passo con i tempi, non per conformarsi alla mentalità del mondo ma per cercare di vivere il Vangelo in questi particolari scenari contemporanei, per comprendere meglio il Vangelo stesso. Quale è l’etica che proponiamo? Una volta si puntava troppo sui divieti, sulla lista dei peccati, dimenticandoci di descrivere la vita buona del cristiano, per usare un’espressione cara al cardinal Scola.

Recuperare la dimensione quotidiana delle virtù, la prassi evangelica nelle piccole cose, nelle abitudini quotidiane: una morale delle relazioni positive, costruttive, solide, rispettose, giuste. Magari anche buone e sante. Le lettere di San Paolo sono piene di questi inviti: non si discute tanto sui massimi sistemi, ma su come evitare i litigi nella comunità. Essere prima di tutto generosi, mansueti, affabili, benevolenti. Poi capaci di perdonare. Poi di amare, cercando di assomigliare sempre di più al Cristo. Questa etica della relazione buona spesse volte scivola via dalla predicazione, dalla spiritualità, dalla nostra agenda. Eppure lo stile cristiano non può essere astratto, ma si concretizza soltanto nel tu per tu della relazione fraterna, il luogo in cui Cristo stesso si fa presente.

vitaTrentina

Lascia una recensione

avatar
  Subscribe  
Notificami
vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina