Nei numeri il pensiero di Dio

Affidato alla voce narrante del professor Hardy, (un Jeremy Irons elegante e asciutto), e basato sulla biografia di Robert Kanigel L'uomo che vide l'infinito – La vita breve di Srinivasa Ramanujan, genio della matematica (Rizzoli 2003), il film del regista di origine sudafricana Matthew Brown segue l’evolversi del rapporto di collaborazione tra due uomini profondamente diversi per origine, età, cultura, posizione sociale, ma accomunati dalla passione per i numeri, che poi si trasformerà in legame di amicizia profondo, interrotto solo dalla prematura scomparsa del giovane talento indiano, nel 1920, a seguito della tubercolosi.

Ramanujan (Dev Patel, già protagonista di The Millionaire) genio matematico naturale eautodidatta, è consapevole delle sue capacità e, una volta arrivato in Inghilterra su invito del prof. Hardy, lotta contro i pregiudizi e il razzismo del corpo docente del College che non lo vuole ammettere al suo interno. “Tu danzi con i numeri primi all’infinito, come Mozart – gli dice Hardy spronandolo a dimostrare i suoi risultati – ma ci considerano meri illusionisti e vogliono farti fallire perché sei indiano”.

Cifre, calcoli, equazioni: il linguaggio dei numeri appare freddo, astratto, arido, ma L’uomo che vide l’infinito coinvolge per la passione con cui si dedica ad essi, giorno e notte, come ad “amici intimi”. Quando Ramanujan cerca di spiegare alla moglie cos’è la matematica, la paragona alla pittura, e i numeri a colori impossibili da vedere ma presenti in ogni cosa, perché in ogni cosa c’è uno schema e la matematica lo rivela.

L'incontro tra i due matematici sarà decisivo per entrambi. Hardy, con l'immancabile sigaretta tra le labbra, è ateo, la matematica è il suo dio poiché non crede a nulla che non possa dimostrare, ma crede nelle potenzialità di Ramanujan e la severità con cui lo tratta lascerà poi spazio all'affetto. Il giovane, che trova in lui una figura paterna, rivela che le sue intuizioni provengono da una dea Indù, e che per lui un'equazione non ha significato a meno che non esprima un pensiero divino.

Colpito dalle sue straordinarie doti, il professore inglese scoprirà che la vita non può essere ingabbiata e definita da formule matematiche, e che gli esploratori dell'infinito sono quelli che non si limitano alla ricerca della perfezione assoluta ma approdano a scoperte rivoluzionarie attraverso processi creativi pari a quelli di grandi artisti e compositori. Grazie a Ramanujan che non ha dimenticato la moglie rimasta in India, il professore capirà anche il valore delle relazioni: oltre alla meraviglia suscitata dalla "verità e suprema bellezza della matematica", vi è infatti lo stupore provato di fronte ad un'altra bellezza, quella che apre il varco sull'infinito generato dalla fiducia tra esseri umani.

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