No, non l’hanno portato via il Signore

Atti 10,34°-37-43;

Colossesi 3,1-4;

Giovanni 20,1-9

Ci vuole un motivo molto serio per uscir di casa di buon mattino quand’è ancora buio. Maria di Màgdala ce l’aveva: era stata guarita da Gesù, le aveva ridato dignità, la gioia di vivere, e lei gli era molto riconoscente, anzi, lo amava con profonda amicizia. Era stata accanto alla sua croce, l’aveva accompagnato morto alla tomba, e non vedeva l’ora di tornare a quella tomba appena fosse passata la festa di Pasqua. Ma ecco che, arrivata lì, non crede ai suoi occhi; va bene che è ancora buio, però si vede che lì c’è stato una specie di terremoto. La pietra che chiudeva la tomba era stata ribaltata… Forse non entrò nemmeno a vedere, scappò via spaventata e tirò subito la conclusione: “Hanno portato via il Signore! Trafugato. Di notte…”. Sì, è stata un po’ avventata Maria Maddalena, ma forse proprio per questo la sentiamo vicina, tanto da assomigliarle nel tirare conclusioni affrettate. A molti basta guardare la cronaca nera di ogni giorno, o ascoltare i notiziari, per concludere in maniera altrettanto precipitosa, come Maria Maddalena: “Ci hanno portato via il Signore… Dov’è finito il Signore?!”. Altri (soprattutto anziani) lo dicono con tono meno drammatico ma sconsolato, guardando la deriva di valori alla quale siamo costretti ad assistere, il venir meno di tante fedeltà, la scomparsa del senso di Dio dalla coscienza di tante persone… “Hanno portato via il Signore! Dove sarà finito il Signore?!”. Ma… Maria! Perché porti in giro certe notizie, se non sei sicura di quello che dici? Perché sei così precipitosa nelle tue conclusioni?

Lo disse a Pietro e all’altro discepolo, “quello che Gesù amava”. Vanno tutti e due al sepolcro a verificare quello che ha detto Maria Maddalena, ma “il discepolo che Gesù amava” arrivò prima: non tanto perché era più giovane e correva più veloce, ma perché – sapendosi amato da Gesù – era l’amore che gli metteva le ali ai piedi. A Pietro, invece, era il peso di quel “non lo conosco” ripetuto tre volte, e quel canto del gallo di cui continuava a sentire l’eco, a rallentare il passo; o forse il desiderio nascosto che Gesù fosse ancora vivo, frenato dal timore che, arrivato al sepolcro, quel desiderio si cambiasse in delusione. Il discepolo che Gesù amava sa comunque che Pietro è il capo e perciò spetta a lui entrare per primo a vedere cosa è successo. Sì, anche Pietro è stato avventato la notte della Passione; non ci ha pensato su due volte a rinnegare Gesù. Tanto avventato che poi se n’era pentito amaramente. Ma adesso no, adesso bisogna andare coi piedi di piombo; e Pietro osserva con meticolosa attenzione: le bende che fasciavano il corpo di Gesù erano lì per terra, e il sudario invece – cioè quel lenzuolo che copriva tutto il suo corpo, sia davanti che dietro – era piegato in un luogo a parte. Da quando in qua i ladri mettono a soqquadro tutto, rubano, e poi – prima di andarsene – si prendono il disturbo di mettere tutto in ordine? Mica sono stupidi. Altro che rimettere in ordine: scappano più in fretta che possono. No, qui non c’entrano i ladri. Qui è Dio, che quando fa le cose, le fa bene: Dio è un creatore molto ordinato. “Il sudario non era per terra con le bende, ma piegato: in un luogo a parte”.

Anche il discepolo che Gesù amava allora entrò: e vide, e credette. Il Signore non l’hanno portato via, trafugato. Il Signore è risuscitato. Pietro, forse, non c’è ancora arrivato. Non riesce ancora a raccapezzarsi di cosa sia successo in quel sepolcro. Ma il discepolo amato da Gesù – e che amava Gesù – vide e credette. L’augurio di Buona Pasqua è che possiamo anche noi arrivare alla stessa conclusione. Oh, non pensate che basti avere buoni occhi: ci sono di quelli che ci vedono benissimo, ma di fronte alle cose di Dio sono come dei ciechi; e siccome non vogliono passare per ciechi, allora dicono che quelle cose non esistono, son tutte favole, invenzioni… E’ il sapersi amati da Cristo che rende possibile il credere.

Cercate le cose di lassù, pensate alle cose di lassù…” esorta san Paolo. Tra le tante, troppe cose di quaggiù che assediano il vostro cuore, che prendono tutta la vostra attenzione ogni giorno, fate posto alle cose di lassù, le cose di Dio, i valori che fanno respirare la vita. La fede e l’amore sono i primi tra questi: facciamo loro spazio, riserviamogli più attenzione alle cose di lassù. Allora ci accorgeremo che non è vero che ci hanno portato via il Signore, non è vero che è assente dalla cultura di oggi, da questo mondo, dalla nostra vita: non è vero. Questo lasciamolo credere a chi della Pasqua coglie solo la cornice: il pranzo, le uova di cioccolato, l’evasione e tutto il resto… Noi cristiani non disprezziamo tutto questo, ma prima di tutto questo c’è la certezza che il Signore è risorto, vivo, presente, e che nessuno potrà mai portacelo via, a meno che noi stessi – con la nostra indifferenza e superficialità – non gli diamo il ben servito allontanandolo dalla nostra vita. Ma allora, a cosa si ridurrebbe la nostra vita?

A partire dalla notte di Pasqua, i cristiani d’Oriente si scambiano questo saluto: Cristo è risorto! – È veramente risorto! Queste espressioni non intendono servire a mettere fine a questa riflessione, ma a risvegliare in tutti noi la certezza più grande della nostra fede, quella che davvero ci aiuta a vivere: Cristo è risorto! Sì, ne siamo certi: è davvero risorto!

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