Novità? Solo dalla misericordia…

Isaia 43,16-21,

Filippesi 3,8-14;

Giovanni 8,1-11

Quando si attraversano in auto certe zone di campagna, ogni tanto arrivano odori nauseabondi che fanno storcere il naso. Ma quando si apre il giornale o si ascoltano le notizie alla TV, capita qualcosa di simile; viene da chiedersi: che tipo di fetore dovremo sorbirci oggi? Da tempo ormai si fa a gara a rivelare scandali di ogni genere, soprattutto ad alti livelli: nella politica, nella pubblica amministrazione, anche nella Chiesa. Sorge un sospetto a questo punto: non è che si cerca di depistare l’attenzione dell’opinione pubblica da un certo tipo di fetore per indirizzarlo ad un altro? In altre parole: se si mettono allo scoperto le altrui malefatte, non è per nascondere le proprie? L’unica soddisfazione per chi non vuole mai correggersi, mai cambiare, è quella di puntare il dito sui peccati degli altri; e quanto più si ostina a non cambiare, tanto più è feroce nelle sue denunce. I giudici più implacabili sono sempre quei tali che hanno qualcosa da nascondere.

“Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio: la nostra legge ordina di lapidarla. Tu cosa ne dici?”. Io personalmente – al posto di Gesù – avrei anche chiesto: “E l’uomo dov’è?”. Sì perché, da che mondo è mondo, per peccare di adulterio bisogna essere in due. A quei tempi le donne contavano poco, ma se era questione di peccato, allora era diverso: erano le prime (e spesso anche le uniche) a pagarne le conseguenze. È da credere che quegli scribi e farisei fossero già là con le pietre in mano ad aspettare che Gesù desse il “via”. Ma Gesù non è qui per annientare i peccatori: è qui per salvarli. “Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei!”. Andate dicendo che l’adulterio rovina le famiglie: è vero; che bisogna difendere i valori: ebbene cominciate da voi stessi. Fate i conti con la vostra coscienza.

Scribi e farisei non mancano, neanche nelle nostre società del giorno d’oggi. Sono certi strenui difensori della famiglia che non di rado hanno alle spalle famiglie sfasciate. Si appellano a quegli stessi valori che poi non si fanno scrupolo di calpestare con i loro sporchi commerci, con quella loro cultura pubblicitaria che incita continuamente la gente a vivere al di sopra delle sue possibilità e fuori da ogni regola. Si appellano alle leggi, ma solo per farne uno strumento di condanna, lasciando ognuno nei suoi sbagli, nelle sue colpe, senza possibilità di venirne fuori.

Quella volta, scribi e farisei rimasero male alle parole di Gesù: “Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei!”. Se n’andarono uno per uno, cominciando dai più anziani.

Beh, almeno sono stati coerenti: hanno riconosciuto di non essere affatto innocenti; peccati ne avevano da farsi perdonare… Ma d’altro canto fu un vero e proprio peccato che se ne siano andati: avevano l’occasione di lasciarsi finalmente alleggerire il cuore, e l’hanno rifiutata. Perché non dire a Gesù “rimetti anche a noi i nostri debiti”? Non l’hanno voluto dire. Si sono allontanati con quella corazza sul cuore che permetteva loro di essere sempre quelli, anzi di peggiorare ancora. Poveretti! La vita – per loro – avrebbe continuato ad essere sempre la stessa; l’unico gran varietà – di lì a poco – sarebbe stata la croce a cui avrebbero condannato Gesù, quell’unico innocente e scocciatore che aveva osato puntare il dito sui loro peccati, con i quali avevano imparato a convivere così bene.

A quella donna invece Gesù ha potuto dire: “Va’ in pace, e d’ora in poi non peccare più!”.

Quel “d’ora in poi” è una strada nuova che si apre davanti a quella donna, perché quando è Dio a dire “d’ora in poi non peccare più!” non si tratta solo di una raccomandazione (che ognuno potrebbe fare con più o meno successo): è una vera e propria creazione. Gesù crea davanti a quella donna un futuro nuovo, che non sarà affatto la riedizione del suo passato. Lei “d’ora in poi” potrà davvero cambiare. Noi – vicini ormai anche quest’anno alla Pasqua – in quali personaggi possiamo riconoscerci? In quelli che puntano il dito (pur sapendo di non essere… farina da far ostie), o in quella donna alla quale Gesù può dire: “D’ora in poi non peccare più”? Del resto non basta dire: riconosciamo i nostri peccati, chiamiamoli col loro nome, non nascondiamoci dietro una maschera di perbenismo… no, tutto ciò sa di moralismo. Occorre piuttosto esser convinti che solo Gesù Cristo può farci cambiare; solo lui può guarirci dai nostri peccati; uno stile di vita diverso, una condotta nuova, è una possibilità che solo Lui può aprirci davanti. “D’ora in poi non peccare più” spetta a lui dircelo. Infatti, se nonostante i nostri propositi, i nostri sforzi di buona volontà, ci ritroviamo scarsi di risultati o sempre gli stessi, forse è perché non abbiamo ancora accettato di incontrare Lui: personalmente, cordialmente, appassionatamente. Non rassegniamoci, del resto, al fetore degli scandali d’ogni giorno, né ai nostri limiti, ai nostri peccati personali. Non limitiamoci ad apportare qualche modifica di poco conto che non soddisfa né noi né Gesù Cristo: cerchiamo piuttosto una relazione forte e viva con lui: allora comprenderemo che certe novità sono possibili, non solo fuori di noi ma soprattutto dentro, nell’intimo della nostra personalità. Insomma, diamo a Dio la possibilità di fare qualcosa di nuovo nella nostra vita.

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