Sulla lettura

Sono una lettrice impegnata da sempre e concordo pienamente con l’affermazione (mi pare di L. Sepulveda) che “il tempo per leggere e il tempo per amare dilatano il tempo per vivere”… Oggi la lettura vive un periodo di crisi, ma anche contraddittorio: si rincorre il tempo e spesso si legge per utilitarismo, in una specie di “consumismo” delle emozioni e dei sentimenti, o più spesso non si legge proprio. Però la vendita di audiolibri sembra sia in crescita… D’altronde si scrive e si pubblica parecchio, anche per il bisogno di raccontarsi e, se perde il criterio della qualità e di una competenza di scrittura riconosciuta socialmente, forse aumenta il bisogno di una ricerca di identità… Tu cosa ne pensi? Come interpreti i forse troppo pochi lettori e l’editoria di oggi?

Grazie,

Anita di Trento

Cara Anita, concordo anch’io con le tue parole. Vorrei aggiungere che anche la scrittura, attività peraltro abbastanza difficile, consente di moltiplicare il proprio tempo a disposizione e riesce a compiere il miracolo di farci vivere una seconda volta. Così anche la lettura e io direi l’ascolto della musica. Tutte queste attività, che forse con troppa noncuranza releghiamo al cosiddetto tempo libero, aiutano a farci cogliere più in profondità lo scorrere della nostra vita, affinando la nostra esistenza interiore; ci aiutano a non disperdere i sentimenti, le speranze; attenuano il dolore che abbiamo dentro.

Certamente la lettura riguarda il nostro io più profondo, è un’attività solitaria che richiede una grande concentrazione interiore, quella che il mondo frenetico e consumista ci abitua a non avere. Per questo forse hanno grande successo i gruppi di lettura, gli audiolibri o la lettura ad alta voce: si cerca un senso di comunità. Le religioni, per esempio, privilegiano la lettura comunitaria; soltanto in questa dimensione la scrittura proclamata si incarna nella vita quotidiana, diventa essa stessa vita. Purtroppo stiamo perdendo questa dimensione.

Allo stesso tempo molte persone infatti trovano l’occasione di leggere solo “per lavoro” e poi arrivano stanche a fine giornata per poter mettersi ad aprire un libro di narrativa. Questo problema si è acuito con la diffusione di Internet: ormai stiamo a leggere ore e ore al computer, ma solo per fini pragmatici, soprattutto per cercare informazioni di ogni sorta. Per questo si cerca di leggere sempre più velocemente, saltando qua e là con l’occhio per fare più in fretta. Molto diverso è immergersi in un romanzo.

Occorre distinguere tra questi due tipi di lettura, che hanno scopi e caratteristiche molto diverse. La crisi dell’editoria, determinata in parte da ragioni prettamente economiche, è una crisi dovuta a questo cambiamento tecnologico, benché sembra proprio che il libro come oggetto non verrà facilmente soppiantato da supporti digitali capace di renderlo virtuale.

Per certi versi la lettura sta diventando un’attività pervasiva della nostra vita. Si legge troppo, ma troppo male; come si scrive troppo, a causa dell’imperversare dei social network. È necessario allora lavorare per una nuova educazione alla lettura, cominciando ovviamente dalla scuola.

Ci sono vari modi di approcciare un testo scritto, perché un sito Internet non è una chat di Facebook, un giornale non è una rivista, un libro non è un dizionario, una poesia non è un racconto. Non so se la scuola insegni agli studenti queste differenze fondamentali; una volta a lezione si leggevano i giornali. Ora tutto è diventato interattivo e le giovani generazioni sono abituate ad una fruizione sempre più attiva del testo che sempre più spesso è un ipertesto, corredato di rimandi ad altri testi, a immagini, a filmati, a documenti sonori.

Siamo dunque di fronte ad una situazione complessa. In fondo però credo che il tradizionale testo scritto deve essere la base da cui partire. Aprire un libro dovrebbe diventare una routine quotidiana, a cominciare dalla più tenera età. Attraverso i libri si conosce il mondo, a volte in maniera più approfondita rispetto ad un viaggio. Leggendo riviste e giornali si conosce meglio la propria comunità. Quindi, cara Anita, continua a leggere e, mi raccomando, anche… Vita Trentina!

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