Un check-up della coscienza

Prima lettura: Genesi 2,7-9; 3,1-7;

Seconda lettura: Romani 5,12-19;

Vangelo: Matteo 4,1-11

Il check-up è una revisione dalla testa ai piedi per verificare se nell'organismo c’è qualcosa che non funziona. E quando c’è, se ne conclude che occorre operare, o quantomeno ricorrere a medicine o terapie. Il check-up dovrebbe prendere in esame tutte (o quasi) le componenti dell'organismo, tranne la coscienza: eh, per questa non ci sono analisi adeguate. Eppure è importante la coscienza: se non gode buona salute è un po’ come avere una macchina – bella per carrozzeria e attrezzata per la corsa – ma con un motore che non funziona. Per non ritrovarci come persone "tutte carrozzeria e niente motore", noi cristiani abbiamo un’opportunità: la Quaresima. Quaranta giorni per fare un check-up alla nostra coscienza, anzi, alla nostra persona, che non comincia dalla punta dei capelli o dalle unghie dei piedi ma, appunto, dalla coscienza. Tutto il resto diventerà cenere un giorno o l’altro (ci è stato ricordato qualche giorno fa), ma la coscienza, l’anima, la nostra persona no: o sceglie di rovinarsi (per sempre), oppure di realizzarsi (per sempre). Come si farà il check-up della coscienza? Le letture bibliche di questa Domenica ci danno le indicazioni necessarie.

“Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per essere tentato dal diavolo” (comincia così il brano del vangelo). Sì direbbe che anche Gesù ha dovuto fare il suo check-up: nel deserto. Prima di cominciare la sua missione, doveva provare a se stesso che era capace di restare fedele a Dio a qualsiasi condizione (anche a prezzo di fame); che le belle cose che avrebbe detto agli altri era in grado lui per primo di metterle in pratica; che la strada che Dio gli aveva aperto davanti non l’avrebbe lasciata per nessun motivo. E in questa verifica ha avuto un ruolo importante uno strano personaggio: il diavolo. “Diavolo” è un nome che vuol dire “divisore”: la sua specialità è quella di dividere, separare. È così esperto il diavolo nel suo mestiere di divisore, che non separa solo l’uomo da Dio, l’uomo dalla donna (o dal suo prossimo), ma alla fine porta la divisione dentro la persona stessa, con effetti più o meno devastanti. Con Gesù le ha provate tutte: lo ha suggestionato con l’idea del pane in abbondanza, con quella del successo a buon mercato…

Alla fine ha tentato con il miraggio del potere. Il potere! Non solo il potere di fare quello che pare e piace (per questa suggestione bastano diavoli di serie B), ma il potere sul mondo, sui popoli, sulle coscienze della gente. Poter comandare tutti a bacchetta, far ragionare tutti allo stesso modo! Quanti ci hanno provato e ci provano anche ai nostri giorni! Gesù non ha ceduto neanche a questa suggestione. Ma come ha fatto, indebolito dal digiuno, infiacchito da quella solitudine, a resistere a quelle tentazioni, a mandare al diavolo… il diavolo?

Gesù è Figlio di Dio – si dirà – quindi è potente, forte. No, la potenza e la forza le ha lasciate in paradiso: su questa terra era in tutto e per tutto come noi.

La ragione ce la fa indovinare proprio il vangelo. Gesù risponde alle suggestioni del diavolo dicendo: “Sta scritto…”. Dove? Nella Bibbia, si intende: la Parola di Dio, che Gesù conosce bene, è l’unica arma affidabile per rintuzzare ogni tentazione. Traiamone allora le conclusioni. Ci fidiamo noi della Parola di Dio o fingiamo soltanto? Perché anche quei due della prima lettura (l’uomo e la donna del giardino dell’Eden) fingevano di fidarsi, ma si lasciarono illudere dal divisore che sarebbe stato più esaltante fare di testa propria. E la finzione si rivelò per quello che era: si ritrovarono nudi: impoveriti, rovinati, e soli. Ecco, perciò, il motivo di quella domanda: ci fidiamo della Parola di Dio o facciamo finta? Se ci fidiamo per davvero, allora non dovrebbe passare neanche un giorno della Quaresima senza che l’ascoltiamo, o la leggiamo, e soprattutto ce la portiamo nel cuore.

Come non usciamo mai di casa senza portafoglio, o senza documenti, allo stesso modo non dovremmo mai affrontare nessuna giornata senza ascoltare e senza portare nella mente o nel cuore una Parola di Dio. Vi sembra un paradosso? Non lo è, e basta un semplice dato di fatto a dimostrarlo. Perché mai un giorno siamo tutti presi dall’apprensione per una certa cosa, un altro giorno invece ci arroventiamo il cervello per una preoccupazione o per un torto ricevuto, un altro ancora è l’affanno che ci prende per le tante cose da fare, o lo stress che ci getta nella noia, nel pessimismo… Ma è vivere questo? Sì, vivere da vittime, non da soggetti responsabili. Come stupirsi allora alla proposta di fare un serio chek-up alla nostra coscienza? Cerchiamo la Parola di Dio ogni giorno, e la vita potra' cambiare: in meglio ovviamente. Lo sperimenteremo di persona.

Primavera, Pasqua: tutto è sinonimo di novità. Ma che novità sarebbe se non coinvolgesse a partire dall'intimo la nostra persona? Le parole degli uomini ascoltiamole pure, ma non dimentichiamo che solo la parola di Dio può creare novità.

vitaTrentina

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