Quel Natale 1914 a Samarcanda

Tra loro anche Roberto Ruzz di Aldeno, il cui diario – ripreso nel libro di don Valerio Bottura “Mio padre e la saga dei 40 di Aldeno” – testimonia ansie e speranze

Dove trascorsero il Natale di 100 anni fa i soldati trentini? Di una piccola parte di loro, lo sappiamo grazie al diario di Roberto Ruzz, contadino di Aldeno che da militare imparò a giocare a scacchi (il Circolo Scacchistico di Aldeno è dedicato proprio a lui).

Nel Natale del 1914, 176 trentini si trovavano prigionieri a Samarcanda, ora in Uzbekistan. In questa pagina riportiamo i loro nomi; alcuni sono incompleti, ma facilmente individuabili, altri corretti e attualizzati, rispetto al diario, sperando di fare cosa gradita ai loro familiari.

Erano partiti, in 300, da Mattarello il 1 agosto 1914, alla volta della Galizia. E già il 5 settembre, durante un’aspra battaglia, solo nella 10a Compagnia, dove combatteva Ruzz, furono 200 fra morti e feriti. Fatto prigioniero dai russi, Ruzz rimase a Samarcanda fino al 23 luglio 1915, poi fu indirizzato a Kirsanof e nel 1916 giunse a Torino.

Il suo diario è riportato nel libro di don Valerio Bottura “Mio padre e la saga dei 40 di Aldeno”, dato alle stampe nel 2013. “Il diario – sottolinea don Bottura – è la fedele narrazione quotidiana, paziente e a volte ossessivamente precisa nel descrivere il tempo, nel ricordare il giorno, la settimana, l’ora, i fatti che avvengono attorno a lui, tutta la sua vita militare, la sua cattura e prigionia nella Grande Russia con le sue ansie, le sue speranze. E poi la sua vita di lavoratore a Torino e i suoi passatempi nelle giornate di libertà, mentre aspetta il giorno in cui potrà riunirsi ai suoi cari in paese”.

Sul giorno di Natale Roberto Ruzz scrive poche, ma illuminanti parole: “Il 25 arriva la grande festa del S. Natale e questo giorno si resta rinchiusi e pensierosi in questo brutto luogo di poveri prigionieri pensando alle nostre famiglie e aspettando ansiosamente la pace tanto sospirata da milioni di popoli”.

La pace arriverà solo dopo tre lunghi anni e il sacrificio di milioni di vittime, sia militari sia civili.

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