Una route “terapeutica”

Scout di Alghero sui sentieri trentini condividono la strada con alcuni ospiti della comunità di Giano

Fra le esperienze giovanili estivi (raccontate anche nello speciale di Vita Trentina in vista del Sinodo) rientra anche la route sui sentieri trentini condivisa da 10 ospiti delle comunità terapeutiche Casa Giano e Casa Lamar, le comunità terapeutiche gestite dal Centro Trentino di Solidarietà, con 17 ragazzi di 2 gruppi scout di Alghero in Sardegna.

Partita dal Rifugio Graziani ai piedi del monte Altissimo, la route si è conclusa a Santa Massenza dove tutti i Rover e Scolte algheresi sono stati ospitati presso la comunità terapeutica di Casa Giano. Un’esperienza di autentico servizio per gli scout e di terapia per i ragazzi della comunità, ospiti per la cura di varie dipendenze patologiche, dalla tossicodipendenza da sostanze, alcol e gioco d’azzardo patologico. Il “roverismo” si è manifestato nelle sue potenzialità non solo come metodo educativo ma anche come vera e propria terapia di prevenzione e cura del disagio e delle dipendenze. Salire sulla cima dell’Altissimo ha avuto un grande valore simbolico: la montagna come simbolo di determinazione, di punto di arrivo, di meta più o meno facilmente raggiungibile che ben rappresenta l’idea di “farcela”.

Le persone, accomunate dagli stessi obiettivi e dagli stessi mezzi (un bastone come sostegno per tutto il cammino), erano tutti sullo stesso piano: camminando con altre persone, dormendo in un rifugio o in un convento, condividendo le stesse esperienze, la stessa strada e la stessa fatica, tutte le diversità sono state annullate.

Senza recitare a soggetto con la preoccupazione di apparire diversi da quello che si è, ci si è incontrati autenticamente entrando in una comunicazione profonda. Si è rivelata una strada di incontri con l’altro, con il prossimo non come categoria sociologica ma come “chi ci sta accanto”, con se stessi, con la natura e con Dio.

Per Maria Grazia, capo Clan Alghero 4, il campo mobile è stato anche la scoperta “di un progetto, che coinvolge un territorio e non è fine a se stesso, per i ragazzi che intraprendono un percorso di recupero e di rinserimento; un progetto che che educa, non solo gli ospiti, perché l'uomo deve ritornare all'uomo". I giovani rover e scolte ringraizano in particolare “i ragazzi del CTS che hanno fatto la strada con noi perché in questo poco tempo ci hanno insegnato che la vita non è tutta rose e fiori come ci si aspetta, ma bisogna stare attenti alle scelte che si fanno, e con la buona volontà è l’impegno si può sempre cambiare”.

“Ciò che mi ha toccato nel profondo – ha scritto uno degli ospiti di Casa di Giano – è stato vivere dei giorni di spensieratezza ma anche la condivisione dell’impegno per raggiungere la meta che in sintesi è quello di ritrovare in noi stessi l’armonia, la comunione, la commozione, l’aiutarsi fisicamente e moralmente a vicenda, sostegno emotivo, sentimenti che da molto tempo non provavo con persone estranee”. “Mentre salivo e scendevo ho incontrato ostacoli, sassi e pietre – ha testimoniato un ospite di Casa Lamar – Così pensavo, è la vita. Una serie di ostacoli ma che dietro ad ogni ostacolo c’è sempre una voglia, un desiderio, una gioia, il dolore ma soprattutto la voglia di vivere e di provare ancora ad amare, e poi l’unione fa la forza e fa la differenza. Sempre”.

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