I migranti e la comunità: dalla conoscenza nasce la vicinanza

Dalla conoscenza e dal dialogo nascono la vicinanza e l'accoglienza sincere. Questo il significato dell'incontro, promosso nei giorni scorsi dal Cinformi (Centro informativo per l’immigrazione), tra la comunità di Castelfondo e i profughi accolti all'ostello “La Madonna della neve”. Sono 63, per la maggior parte maliani e e nigeriani, arrivati in Trentino da marzo ad oggi dopo essere stati soccorsi nel Mediterraneo nell'ambito dell'operazione “Mare Nostrum”.

La serata a Castelfondo è iniziata con le testimonianza dei giovani rifugiati, fuggiti da guerre, violenze e persecuzioni. Sono emerse testimonianze molto dolorose, di lacerazione degli affetti, di paura, fame e maltrattamenti subiti, di privazione delle poche cose e denaro che portavano con loro, nel lungo viaggio per arrivare fino qua. Queste vicissitudini drammatiche, tuttavia, non hanno intaccato il loro spirito combattivo, che li rende fiduciosi nel futuro, con una gran voglia di inserirsi nella comunità che li ospita e di rifarsi una vita.

“Sono Mohamed Bathily e provengo dal Mali, vorrei imparare bene l’italiano, fare l’elettricista e avere nuovi amici”, si è presentato uno di loro. Anche Gayi Camara viene dal Mali, 28 anni: “Sono scappato perché nel mio paese c’era la guerra, c’erano 5 gruppi molto violenti, che uccidevano, violentavano e facevano sacrifici umani con i bambini”. Un altro: “Mi chiamo Ali Hzrat e provengo dal Bangladesh, ho 19 anni. Ho lavorato in Libia per un anno, poi le milizie mi hanno rubato tutto quello che avevo e mi hanno obbligato a salire su una barca”. Un altro: “Mi chiamo Alex Akbo, amo Castelfondo e la sua gente, mi piacciono molto questi magnifici paesaggi”. Ancora: “Mi chiamo Mohamed Younass, ho 50 anni e vengo dal Pakistan, dove lavoravo come autotrasportatore, ma guadagnavo pochissimo. Sono andato in Libia, e lì ho lavorato per nove mesi senza essere pagato. Le milizie libiche mi hanno sparato, sono dovuto scappare. Nella traversata abbiamo trovato mare mosso e la guardia costiera italiana ci ha salvato la vita”. Stephen Kioke, classe 1993, è nigeriano: “Il viaggio è stato molto lungo e difficile, abbiamo dovuto superare grossi ostacoli, molti dei miei compagni sono morti, anche mio fratello, caduti sotto i colpi delle milizie libiche. Tutti i giorni ringrazio per essere arrivato sano e salvo”.

Dopo le testimonianze, è intervenuto il sindaco, Nadia Ianes: “Queste testimonianze mi hanno ammutolita. Come amministrazione siamo fieri di aver accolto questa opportunità: di poter aiutare persone meno fortunate di noi, che hanno dovuto lasciare i loro cari e i loro luoghi di origine. Questo ci fa capire la grande fortuna che abbiamo noi quando apriamo gli occhi la mattina. Desideriamo che possano vedere Castelfondo come un paese accogliente”. Anche l’assessore della Comunità di Valle Carmen Noldin ha manifestato la solidarietà delle istituzioni: “Questo è un momento speciale che mette in collaborazione le Amministrazioni locali con quella di Valle e quella Provinciale. Lavoriamo per una società che faccia sperare in un domani migliore. L’ emozione è stata molto forte nell’ascoltare queste testimonianze, spero che possano sentire l’affetto del nostro territorio”.

“È bello vedere questa sala con molti colori, – le ha fatto eco l’assessore alla salute e alla solidarietà sociale della Provincia, Donata Borgonovo Re – ringrazio le autorità, che, dopo un inizio burrascoso, hanno fatto in modo che tutto procedesse bene. Dobbiamo guardare a questi eventi con occhi fiduciosi, anche se è difficile vivere le differenze, ma se le conosciamo ci spaventano meno”. “L’accoglienza fa bene a chi la fa e a chi la riceve”, ha concluso l'assessore, aggiungendo che quella dei migranti a Castelfondo sarà “una presenza breve”.

Nell’Ostello i rifugiati fanno le pulizie, apparecchiano e sparecchiano i tavoli della mensa, fanno il bucato, seguono la scuola per apprendere l’italiano, fanno attività sportiva, musica e partecipano alle prove di un coro. È stato programmato un triangolare di calcio con Castelfondo e Salobbi. Per un periodo di 6 mesi non possono lavorare finché non verrà vagliata a Gorizia la loro domanda di asilo politico. Il coordinatore del Cinformi Pierluigi La Spada spiega: “Questa è una soluzione temporanea, poi ognuno di loro farà un percorso personalizzato, speriamo di avere il supporto delle associazioni di volontariato di zona, per aiutarli ad integrarsi meglio”.

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