Ma non scriviamo “matrimoni”

Sarà per l'effetto novità, ma l'enfasi con cui sono state accolte le prime unioni civili in Trentino ha finito per sovrapporle senza troppi distinguo ai matrimoni: un equivoco favorito anche dai simili elementi di contesto. Lo si è notato soprattutto nei termini utilizzati nelle cronache – e il linguaggio dei media fa scuola nella sua stringatezza – dove si è ricorso sbrigativamente all'espressione “nozze” o “matrimoni”.

Si tratta invece di unioni civili, appunto, da registrare più che “celebrare” (altra espressione che sarebbe più corretto lasciare alla sfera matrimoniale). Non matrimoni, dunque, tanto che la sofferta legge approvata in maggio per riconoscere vincoli di solidarietà fra persone dello stesso sesso (e di sesso diverso) prevedendo per loro diritti e doveri, specifica che l'unione è una “formazione sociale”, non una famiglia. Nonostante le similitudini, la distingue precisamente dal matrimonio l'assenza dell'impegno di fedeltà. Si tratta di un legame che è concepito giuridicamente come debole, rescindibile in tempi brevi. Questa e le altre differenze con il matrimonio non dovrebbero essere dimenticate, a vantaggio della chiarezza di tutti.
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