Fredda e triste è la casa

“La rivoluzione della tenerezza”, è uno degli ultimi inviti di papa Francesco a spegnere le guerre dei nostri cuori perché solo la tenerezza salva dall’ansia.

Non a caso è anche l’invito di Gianni Amelio e del suo ultimo film “La tenerezza” appunto (in sala all’Astra di Trento fino a domenica 14 maggio e al Teatro Rosmini di Rovereto, venerdì 12/5 21.00; sabato 13/5 18.00 e 21.00; domenica 14/5 17.00, 19.00 e 21.00 ).

Ma che cos’è la tenerezza?

Di certo Amelio non lo spiega, ma fa arrivare la tenerezza nel finale con un timido ma sincero gesto tra un padre e una figlia, che, dopo tanto tempo di chiusure e divisioni, hanno spento le guerre dei loro cuori.

Perché, come dice il regista, è la tenerezza che unisce e protegge, ed è l’unico modo che l’uomo ha per salvarsi, in quest’epoca cinica e fredda perché gli uni hanno bisogno degli altri; dunque dobbiamo imparare ad esprimere senza essere timidi la nostra tenerezza con un gesto o un sentimento che può scalfire chi ha la presunzione di essere tutto di un pezzo.

Il film è tratto dall’ultimo libro di Lorenzo Marone “La tentazione di essere felice” e come molti film di Amelio ha un cast davvero sorprendente.

Per la prima volta Renato Carpentieri dà il volto a un protagonista assoluto di un film, l’avvocato Lorenzo, oramai ritiratosi a vita solitaria, che ha tanti scheletri nell’armadio e per questo ha rotto con i suoi due figli, e soprattutto con Elena, la figlia interpretata da Giovanna Mezzogiorno.

Carpentieri è l’icona da cui si irradia tutto, è un avvocato chiuso nel suo egoismo che inizia ad aprirsi quando incontra una famiglia di giovani che vengono ad abitare vicino a lui. Il marito, un sincero e intenso Elio Germano, cova un dolore dentro che sfocerà in tragedia, mentre la moglie interpreta da una stereotipata Ramazzotti, è fragile e vittima, così come i due figli piccoli.

La storia è ambientata in una Napoli fredda e singolare, si direbbe insolita; infatti Amelio, forse proprio per il fatto che non è napoletano, ambientando le scene in luoghi convenzionali della città riesce a darne un aspetto autentico e sincero. Napoli dunque con la sua variegata umanità con i suoi vicoli trafficati e rumorosi, è uno sfondo perfetto alla solitudine di Lorenzo, il vecchio avvocato che si aggira da solo e chiuso, ancora in cerca di un po’ di voglia di amare. Come anche fa da sfondo ai pensieri foschi e deliranti del giovane padre interpretato da Elio Germano.

Un film sociale, quasi un messaggio di speranza perché le persone si incontrino e non si perdano in questo mondo affollato e freddo, e dunque in questo scenario non potevano mancare le citazioni di Leopardi il poeta della fratellanza, il poeta ateo più religioso della nostra letteratura che nelle sue poesie esprime il male di vivere e anche la gioia e la speranza della fratellanza.

“La tenerezza” di Amelio però non restituisce la gioia della poesia e rimane piuttosto un film triste anche se regala belle parole: “La felicità è una casa a cui tornare, non una meta da raggiungere”, il proverbio arabo che chiude il film.

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