Con il nuovo vocabolario, il cimbro “rinasce”

Una veduta di Luserna dall’alto. Foto ufficio stampa PAT
Anche per la vita delle lingue parlate e scritte come per quella delle persone, ci sono lunghi periodi di apparente tranquillità, dove ogni cosa sembra seguire strade già percorse, tra paesaggi consueti e le solite cose, magari verso un lento ed inesorabile declino dovuto alla caducità di ogni esistere. Soprattutto le lingue piccole, come quelle delle minoranze etniche, a volte sembrano destinate ad evaporare quasi senza dolore, travolte da parlate internazionali, così utili al vivere quotidiano, ma che non rappresentano nulla; nessuna cultura le sostiene, nessun legame le stringe a chi le parla, sono solo un complesso insieme di parole ad uso dei grandi magazzini e degli aeroporti, sono solo delle non lingue. Le lingue piccole, al contrario, sono terra e sangue, mente e viscere dei loro parlanti, privare un cimbro del suo idioma è un’amputazione dolorosa come lo sono tutte le amputazioni. Il tran tran quotidiano a volte però trova accelerazioni improvvise, scarti repentini come fanno i selvatici in fuga.La pubblicazione del “Nuovo Vocabolario della Lingua Cimbra”, che sarà presentato sabato 1 marzo nella sede del Kulturinstitut a Luserna alle 16 è sicuramente una di queste accelerazioni sulla via, non già della mera conservazione museale della lingua, ma della sua rinascita, del suo sviluppo, del suo uso ogni giorno in ogni campo. Il vocabolario Zimbarbort segue a otto anni di distanza la pubblicazione della grammatica cimbra del prof. Luca Panieri ed è parte integrante dello stesso progetto voluto con forza dal Kulturinstitut Lusèrn – Istituto Cimbro di Luserna, dalla sua presidente Annamaria Trenti Kaufmann, e sostenuto finanziariamente e con lungimiranza dalla Regione Trentino Alto Adige – Südtirol.

Il prof. Panieri, professore associato in filologia germanica all’università IULM di Milano è, infatti, il responsabile scientifico anche di quest’opera. Non è stato un percorso facile quello che ha portato a dare la loro giusta collocazione ai 5.205 lessemi cimbri e a specchio ai 5.368 lessemi italiani. Una lingua piccola è appunto parte sostanziale della visione del mondo di ogni parlante, ogni parlante cimbro ritiene, giustamente, di essere depositario di una ricchezza non condivisibile, non alienabile; la necessità di trovare giusti compromessi per poter mettere nero su bianco una lingua quasi solo parlata non può non aver incontrato attriti e resistenze.

Attriti e resistenze certo inferiori, e di molto, alle collaborazioni entusiastiche, attente e competenti della stragrande maggioranza della popolazione che ha condiviso il progetto Zimbarbort. Ora il cimbro ha gli stessi strumenti delle grandi lingue, grammatica e vocabolario redatti con metodi scientifici, è arrivato il momento dei parlanti farlo valere in ogni ambito, quello di ogni giorno, quello dell’amministrazione pubblica e quello della letteratura e della poesia.

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