La politica del risentimento

Il brutto spettacolo a cui stiamo assistendo è tipico di un paese in declino. Le baruffe sulla legge elettorale stanno portando alla ribalta tutto il sostrato di debolezza della nostra attuale fase politica. Lasciamo perdere riprove scontate come la nullità politica dei grillini, che su un tema così delicato non sanno esprimere che banalità da assemblea studentesca. Sorvoliamo sulla tattica furbesca della Lega che gode dello scannarsi degli altri partiti o sulle intemerate ideologiche di estrema destra ed estrema sinistra. E’ la confusione fra i partiti maggiori e fra quelli che fanno parte della coalizione di governo ad invitarci a considerazioni non liete.

Naturalmente il vertice è stato raggiunto dal PD. Qui infatti si sta assistendo al suicidio programmato di una possibile rinascita. Renzi può essere più o meno simpatico e si possono legittimamente nutrire perplessità sulla robustezza e sullo spessore delle sue iniziative. Però è indubbiamente l’unico leader di sfondamento di cui il partito dispone, l’unico che ha saputo ribaltare una situazione di sconfitta personale in una vittoria a tutto campo.

Se sopravvivesse in quel partito un briciolo di ragione politica tutti remerebbero per sfruttare il vento favorevole, rimandando le rese dei conti interne a quando si fosse consolidato il patrimonio elettorale. C’è in vista una scadenza come quella delle europee, sembrerebbe logico fosse così.

Invece cosa accade? Personaggi che hanno contributo all’indebolimento delle fortune di quel partito, da gente di prima fila come Bersani e Bindi, a personaggi di secondo rango come Cuperlo, a caratteristi da show televisivi come Civati, si buttano a remare contro per far fallire l’ipotesi di riforma della legge elettorale. Trovarci dei difetti non è difficile e un po’ di retorica a buon mercato è a disposizione (quote rosa e quant’altro), ma l’obiettivo vero è mettere sotto scacco chi ha fatto un patto con Berlusconi.

Ora, spiace dirlo, ma questi signori, stanno semplicemente risuscitando l’antiberlusconismo più gretto, cioè quella strategia che alla sinistra italiana non ha portato alcun vantaggio e che non è riuscita a scalfire la presa elettorale di un Berlusconi che ha cercato in tutti i modi di fare il massimo per aiutarli a rovinarlo.

Gli alleati di governo si sono mostrati ancora una volta evanescenti. NCD sta facendo battaglie di principio, talora anche con elementi di qualche peso, ma senza accorgersi che sta segando il ramo su cui è seduta. Gli altri partitelli cercano visibilità (limitatissima) buttandosi su questa o quella questione di dettaglio.

Forza Italia è ridotta ad un gruppo di proclamatori del nuovo Santo Graal che sarebbe il patto del loro capo col nuovo leader del PD, patto che nella loro immaginazione è una gabbia di ferro a loro vantaggio. Scambiano l’esibizione di bullismo politico con una prova di forza, perché di questo si tratta, mentre, ma nessuno sembra accorgersene, diventa evidente che Berlusconi è sempre più una maschera, un’icona, senza ormai capacità di guida politica.

Dove può portarci una situazione di questo genere? Alcuni pensano, giustamente, che bisogna attendere per pronunciarsi quel che sarà dei progetti di riforma economica che vanno in Aula mercoledì 12. E’ parzialmente vero, ma qualcosa si può dire a prescindere da questo.

Infatti gli scenari più probabili sono due. Il primo è che gli irresponsabili sabotatori di questa fase riescano nel loro intento, con la conseguenza di un clamoroso fallimento di Renzi. Il risultato sarebbe la disintegrazione del sistema politico italiano, che non ha in questo momento alcun punto di equilibrio alternativo. Il secondo scenario è che Renzi, nonostante tutto, riesca a vincere le resistenze e a far approvare le sue proposte. Questo però significherebbe un incremento del senso di assoluta superiorità che il presidente del consiglio già nutre senza remore, e non è cosa che gli darà buoni consigli, ma che semmai rilancerà i suoi cortigiani. E poi potrebbe fargli venire la voglia di sbarazzarsi di queste opposizioni fastidiose con un bel ricorso alle urne.

Giudicate voi se, con la crisi economica ancora in corso, sono prospettive confortanti.

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