Un Mondiale verdeoro… e azzurro?

Argentina, Spagna e Germania sfidano il Brasile padrone di casa, “condannato” a vincere. Italia tra le outsider

A poche ore dal calcio di inizio (che sarà dato, giovedì 12 giugno, da un ragazzo paraplegico alle 22 – ora italiana – di Brasile-Croazia) della 20ª Coppa del Mondo, sono tante le nazionali che vorrebbero avere la corazza impenetrabile dell'armadillo Fuleco, la mascotte di FIFA World Cup Brazil 2014, per difendersi dagli attacchi di selezioni più forti almeno sulla carta.

Tra queste, l'Italia di Cesare Prandelli, che sul reparto arretrato ha costruito la sua fortuna già due anni fa, agli Europei di Polonia e Ucraina. Ipotizzare un'altra finale sarebbe troppo, ma Inghilterra (avversaria dell'esordio, sabato 14), Costa Rica ed Uruguay non dovrebbero precludere a “Gigi” Buffon e compagni l'accesso agli ottavi. «Per cominciare», a detta del 36enne portiere della Juventus, recordman di presenze in maglia azzurra.

Un “primato” è anche il Mondiale disputato lontano dal Vecchio Continente per due quadrienni di fila, con il Brasile pentacampeão (l'unica rappresentativa ad aver partecipato a tutte le edizioni) condannato a vincere per vendicare l'onta del 1950, quando perse in finale al “Maracanã”, difronte a quasi 200 mila spettatori, la prima rassegna iridata del dopoguerra.

La Seleção di Luiz Felipe Scolari, guidata in attacco dal 22enne barcelonista Neymar, dovrà fare i conti con l'Argentina di Alejandro Sabella e dell'altro blaugrana Leo Messi, una “Pulce” nell'orecchio anche dei commissari tecnici della Spagna campione uscente e della Germania, Vicente del Bosque e Joachim Löw. Perché nessuna squadra europea ha mai vinto in Sud America ed ai tedeschi, oltretutto, è toccato il girone probabilmente più equilibrato, con Ghana, Stati Uniti (allenati dall'ex centravanti teutonico Jürgen Klinsmann) ed il Portogallo del “Pallone d'Oro” Cristiano Ronaldo, contro il quale giocheranno la 100ª partita in un campionato del mondo.

Russia (dello “Zar” friulano Fabio Capello in panchina), Olanda (del calcio totale di Louis van Gaal), Francia (qualificatasi per il rotto della cuffia, ma agevolata dal sorteggio e dalla forza atletica del “Polpo” Paul Pogba), Belgio (delle stelle Eden Hazard e Romelu Lukaku) e Colombia (degli uomini mercato Juan Cuadrado e Jackson Martínez) completano con l'Italia il quadro, per quanto naïf, delle outsider, alle quali non si possono non aggiungere una nazionale africana, in questo caso il Ghana dei tre centrocampisti Kevin-Prince Boateng, Sulley Muntari e Kwadwo Asamoah, ed una asiatica, ovvero il Giappone di Alberto Zaccheroni, venerato come un Imperatore nel Paese del Sol Levante e ribattezzato Zaccheroni-san.

Idolatrati sono anche i calciatori della Bosnia-Erzegovina, tra i quali il laziale Senad Lulić ed il romanista Miralem Pjanić, alla loro prima storica apparizione dopo l'indipendenza. L'armadillo Fuleco potrebbe vederli di buon occhio.

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