Fascino vesuviano

La scoperta dei siti vesuviani, compiuta dal 1738, non determinò un’inedita svolta di gusto. L’approccio con l’antichità era già avvenuto tre secoli prima con il disseppellimento del torso del Belvedere, del Laocoonte, della Domus Aurea e quant’altro. Ma certamente i ricchissimi scavi di Ercolano, Pompei e Stabia, rivoluzionarono l’arte, e non solo la storia dell’arte. I grandiosi rinvenimenti si inserirono nella tendenza già in atto fin dagli anni ‘30 del XVIII secolo che avrebbe portato ad opporre la “nobile semplicità” e la “serena grandezza” degli antichi all’ormai esausta ornamentazione rococò. La pubblicazione di resoconti di viaggiatori, testi teorici e raccolte di disegni e incisioni contribuì in maniera determinante a veicolare temi e motivi inediti, in particolare l’immane impresa editoriale di “Le antichità di Ercolano esposte” trasmise un inesauribile repertorio figurativo per i decoratori del tempo. Motivi “pompeiani” comparvero, in tutta la seconda metà del ‘700, negli apparati di dimore di lusso in particolare in Italia e in Gran Bretagna. Anche nelle arti applicate il successo fu formidabile. In particolare nel settore ceramico la forza dell’ispirazione delle figure derivanti dagli affreschi campani fu tale da percorrere oltre un secolo e permanere ancora con grande appeal nelle creazioni di Gio Ponti per Richard Ginori.

La mostra “Il fascino dell’antico: dall’Accademia ercolanese a Gio Ponti passando per Antonio Canova” si propone di fornire, attraverso raffinate suggestioni, l’idea di quale bagaglio figurativo si sia propagato in Europa, e anche oltreoceano, in questa fase di rilancio dell’antico. Importante veicolo di trasmissione furono le serie di tempere, destinate ad arricchire, sul finire del XVIII secolo, le collezioni di una clientela d’élite aggiornata e colta. In mostra ne vengono presentate quaranta, attribuite, col beneficio del dubbio, a Michelangelo Maestri. Un caso del tutto particolare fu quello del massimo interprete del neoclassicismo italiano, Antonio Canova. Dalle ripetute visite ad Ercolano e Pompei lo scultore riportò ricordi indelebili riversati in tempere raffinatissime. Influssi pompeiani che generarono suggestioni, rimandi, echi: questo è il fascino dell’antico.

“Il fascino dell'antico”, Feltre, Galleria d'Arte Moderna "Carlo Rizzarda", via Paradiso 8, tel. 0439.885234. Fino al 30 giugno: da martedì a giovedì 10.30-12.30 e 15-18, venerdì 10.30-12.30, sabato domenica e festivi 10.30-12.30 e 16-19.

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