Fosse così semplice….

Il problema non è avere certe leggi entro una certa data, ma fare in modo che quelle leggi producano dei risultati veri

Renzi se la prende perché lo accusano di avere la “annuncite” e lo fa con un ulteriore annuncio: siccome mi accusate di non portare a termine i progetti, io metterò delle date capestro e tutti potrete controllare se a quella data la normativa promessa è stata varata o no.

L’osservatore, pur non prevenuto verso l’attuale premier, non può fare a meno di commentare: fosse così semplice…. Perché il problema non è avere certe leggi entro una certa data, ma fare in modo che quelle leggi producano dei risultati veri. Riforme ne sono state fatte anche in passato, e persino abbastanza rispettando i tempi. Il guaio è che non hanno prodotto i risultati sperati, anzi non di rado hanno peggiorato le cose.

Siccome adesso si parla tanto di riforma della scuola, tema sacrosanto, nessuno ne dubita, qualche sguardo a come è andata in precedenza andrebbe pur dato. Ricordate le riforme Berlinguer sul sistema dell’istruzione? Le leggi sono state fatte e anche, purtroppo, applicate. Il risultato è stato scarso, quando non pessimo. Eppure a parole erano tutte riforme che ci avrebbero fatto fare salti di qualità inenarrabili.

Prendiamo il problema degli stage che adesso si vogliono introdurre nella scuola secondaria. Qualcuno vuole ricordare che questi esistono già, almeno come ipotesi, nel percorso delle lauree triennali e che in genere sono stati un fallimento? Trovare luoghi di lavoro che veramente siano disponibili ad accogliere stagisti (e in questo caso si tratta di ragazzi in procinto di prendere una laurea di primo livello) è un’impresa disperata, ovviamente in specie per le facoltà non tecniche. Per lo più sono parcheggi dove, a prescindere da qualche caso, ben che vada i ragazzi vengono parcheggiati a fare lavoretti da fattorino.

Si fa un gran parlare di insegnamento generalizzato dell’inglese, dell’informatica e della musica. Ottimi propositi, ma dove si trovano gli insegnanti all’altezza? L’insegnamento delle lingue non è nel nostro paese una eccellenza e anche in quelle scuole dove i ragazzi hanno fatto 8 anni di inglese (tre delle medie più 5 alle superiori) non escono persone che siano in grado di seguire una lezione universitaria in inglese (salvo ovviamente quelli che provengono da famiglie che hanno avuto i mezzi per mandarli regolarmente a studiare all’estero almeno d’estate). L’insegnamento dell’informatica non è previsto in generale e dunque si dovrebbero reclutare gli insegnanti in grado di farlo (a parte mettersi d’accordo su cosa si insegna poi realmente). Non parliamo della musica che è una materia assente attualmente, a parte, in maniera spesso stentata, alle medie. Che una buona educazione musicale sia un fatto di civiltà è assodato, ma chi la insegnerà? E come specificare che educazione musicale non significa puntare a formare masse di professori d’orchestra o cantanti lirici (l’ottica prevalente nei conservatori), ma persone che sanno apprezzare un concerto e suonare fra loro per diletto?

Quel che si è detto per la scuola può essere facilmente adattato a molte altre riforme che Renzi ha puntualmente buttato sul tavolo. Nessuna è sbagliata, ma nessuna può essere messa in atto semplicemente facendo passare una legge ad hoc.

Il problema dell’Italia è il sistema di implementazione delle riforme. Non disponiamo di strutture che stimolino, studino le modalità e sovrintendano all’applicazione di quel che le leggi vorrebbero si realizzassero. Molti anni fa il professor Raffaelle Romanelli sintetizzò la contraddizione in termini del liberalismo italiano dopo l’unità del paese a metà ottocento nella formula “vi ordino di essere liberi”. Purtroppo questa è l’illusione eterna che sorregge il riformismo zoppo di questo paese: l’illusione che il bene, mettiamola così, possa realizzarsi perché qualcuno ha ordinato che così fosse.

Naturalmente il premier ha le sue ragioni quando si irrita perché sente che obiezioni di questo tipo potrebbero portare alla conclusione che allora è meglio non provarci neppure a cambiare verso. Il fatto è che anche puntando solo sull’efficacia della prescrizione legislativa si raggiunge lo stesso risultato di immobilismo: non solo perché si danno ottimi strumenti al gattopardismo nazionale per fingere di cambiare lasciando tutto come prima, ma perché si ingenera nella gente una ulteriore sfiducia nelle capacità della politica di venire veramente a capo dei problemi.

Se il motto deve essere adesso “passo dopo passo”, è bene si cominci a ragionare anche sulla direzione verso cui quei passi devono muoversi e su come si deve fare per evitare di perdersi per strada.

vitaTrentina

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