Lo stesso respiro

Dall’Amazzonia alla Tanzania, piccoli tentativi di gestione forestale partecipativa, sostenuti anche dal Trentino. Li fa conoscere la mostra fotografica “Foreste di vita” al Muse di Trento,

E’ stata inaugurata nel pomeriggio di martedì 9 la mostra “Foreste di vita. Le comunità locali per la protezione delle foreste pluviali tropicali” presso il Muse (Museo delle Scienze) di Trento. Una quarantina di immagini scattate da vari fotografi che illustrano due progetti, in Brasile e in Tanzania. Con le comunità locali autoctone direttamente impegnate nella difesa dei loro diritti fondamentali. La mostra è realizzata in collaborazione con l’Associazione Trentino Insieme e con il supporto della Provincia di Trento e nasce quale restituzione del progetto ambientale Getting REDDy con il programma “Verso una Provincia ad Emissioni Zero”.

Sono fotografie che raccontano il progetto di reciproca collaborazione fra il Trentino e le foreste dell’Arco orientale della Tanzania e della regione Xixuaù dell’Amazzonia brasiliana centro-settentrionale. Un do ut des che non fa riferimento a nessun esclusivo vantaggio, ma piuttosto al raggiungimento di un obiettivo comune: la protezione delle foreste pluviali e la loro salvaguardia per l’importante funzione di assorbimento dell’anidride carbonica nel mantenimento di un equilibrio climatico del pianeta. La Provincia di Trento sostiene con convinzione questi piccoli, ma significativi progetti nati e sviluppatisi nei contesti locali e al tempo stesso promuove un’educazione – qui e ora – al rispetto dell’ambiente.

Ecco il perché della mostra che vale davvero la visita, perché può contribuire in maniera rilevante non solo all’informazione e alla sensibilizzazioni su tematiche così vitali per futuro nostro e dei nostri figli, ma soprattutto per maturare conseguenti cambiamenti negli stili di vita dei singoli e della comunità trentina nel suo insieme. Un investimento – è stato detto nel presentare la mostra – sul futuro di tutti.

Ed è stato molto bello l’intervento di Aloisio Barroso do Nascimento, dei nativi Coblocos che vivono in piccoli insediamenti lungo le rive dei fiumi dell’area amazzonica nei pressi di Manaus, che ha portato la sua schietta testimonianza. La grande sfida cui sono soggetti i nativi –indios e altre popolazioni autoctone – è quella di resistere alle chimere dell’emigrazione e invece rimanere. “La possibilità di restare per noi è una grande speranza!”. Spes contra spem, perché non c’è dubbio che l’utilizzo intensivo delle risorse naturali ai fini di dissennato sfruttamento ha portato a un oggettivo deterioramento dell’habitat.

“Questo è il mio popolo!”, ha detto a chiare lettere Aloisio, mentre scorrevano le immagini di gente che si spostava in canoa perché ogni attività si svolge muovendosi in canoa e usando un remo. Così per la lavorazione della manioca per estrarre la farina per cibarsi. Tutto è portato ad un mondo solo apparentemente primitivo, in realtà sinergico con l’ambiente. E’ tutto un contesto in cui si respira una profonda armonia con la natura, la terra che nutre e alimenta e preserva, la terra che deve essere rispettata nel volgere delle stagioni. Quindi la parola d’ordine diventa: rimanere, non emigrare perché se si emigra si va solo a rigonfiare l’emarginazione urbana nelle sterminate favelas.

Ecco perché si stanno sviluppando, grazie anche alla cooperazione internazionale, tentativi di gestione forestale partecipativa nella consapevolezza che si può e si deve rimanere ad abitare e popolare la foresta. E servono allora strategie e meccanismi per proteggerla e preservarla. Di qui l’incentivo all’eco-turismo e la creazione di piccole cooperative per la raccolta e la lavorazione delle noci e delle castagne per poi cercare mercati locali a “km zero” che magari vuol dire distanze considerevoli in quelle aree, ma per soddisfare bisogni interni piuttosto che per l’esportazione.

Per la Tanzania (un portavoce di quelle comunità sarà a Trento nei prossimi giorni) l’obiettivo è di migliorare le pratiche di utilizzo nel terreno di tre villaggi con la pianificazione di uso del suolo e l’introduzione di pratiche agricole e forestali sostenibili.

Le fotografie illustrano con efficacia queste zone ricche di biodiversità e mostrano le persone che vivono in stretta e armonica dipendenza da questi ambienti naturali. Un monito per tutti al rispetto, all’attenzione, alla sobrietà. Perché, o ci si salva tutti assieme, o tutti insieme si affonda.

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