Democrazia e partecipazione ai tempi di Facebook

Mass media e social media favoriscono la partecipazione ai processi decisionali, ma sono a volte un mezzo per l’esclusione

In occasione della ricorrenza dei 50 anni dalla fondazione dell’Istituto “Rezzara” di Vicenza ad opera dell’attuale direttore prof. mons. Giuseppe Dal Ferro, il 47° Convegno sui problemi internazionali, quest’anno dedicato al tema “Partecipazione democratica nell’era informatica” (19-20 setembre) anziché nella storica sede delle Terme di Recoaro, si è svolto presso l’Istituto di Scienze religiose di Vicenza.

La prolusione sul tema “La relazione, cardine dei rapporti internazionali” è stata tenuta dal Segretario di Stato Vaticano, card. Pietro Parolin. La premessa ha evidenziato l’importanza di valutare il ruolo e i limiti degli attori internazionali nella complessità del momento storico attuale mediante la ricerca dei “livelli di partecipazione alle scelte” e del concorso in esse della comunicazione. “Componente centrale dell’ordine sociale”, la comunicazione coinvolge la Comunità delle nazioni, gli Stati, le Organizzazioni internazionali, la società civile e tutti questi soggetti hanno in comune il fatto di essere espressione di interessi spesso divergenti, non sempre realizzabili o ispirati all’idea di giustizia, solidarietà e pacifica convivenza.

Sulla scena internazionale accanto a “negoziati perenni” su questioni irrisolte, si assiste al manifestarsi di “fatti nuovi” con una rapidità che elude preventive mediazioni, mentre il mantenimento di posizioni consolidate è contrastato dall’aspirazione a cambiamenti strutturali e di potere. Negli ultimi anni,in seguito alla crisi economica, si nota la tendenza delle Organizzazioni internazionali a favorire interessi e ambizioni particolari ostacolando in tal modo in un sistema mondiale globalizzato il superamento dei dislivelli tra i popoli e alimentando quella che Papa Francesco chiama “la cultura dello scarto” (Evangelii gaudium, 53). A questa la dottrina sociale della Chiesa oppone quella dell’inclusione e la valorizzazione delle diverse identità.

Mass media e social media favoriscono la partecipazione ai processi decisionali, ma sono a volte un mezzo per l’esclusione e per l’abuso e “fonte di nuove forme di potere molto spesso anonimo” (Evangelii Gaudium, 52). Solo con il riferimento a parametri etici, a un codice di valori condiviso si può assicurare ai 7 miliardi di persone che compongono la famiglia umana una governance corretta ed efficace. Occorre non tanto un’autorità centralizzata quanto piuttosto un diritto internazionale in grado di garantire una ”sovrana uguaglianza” nelle relazioni internazionali.

Il mutamento antropologico, culturale e socio-politico prodotto in soli 25 anni da Internet è stato il tema conduttore dei contributi degli altri relatori: Fausto Colombo; Giovanna Mascheroni; Gianpiero Mazzoleni, Antonio Preto; Giancarlo Rovati; Fiorella De Cindio; Giampaolo Azzoni e Anselmo Grotti. Era irrinunciabile ricordare che la dimensione planetaria e interrelazionale della Rete sembra realizzare la profezia di Marshall Mc Luhan di un mondo villaggio globale.

Sul piano interpersonale il web adotta in una comunicazione virtuale modalità proprie della comunicazione umana, non senza margini di rischio, ma la rivoluzione più appariscente riguarda la politica. In contrasto con l’antipolitica si riconosce al web il merito di aver favorito una ripoliticizzazione che attira i giovani e non solo e, grazie all’assenza di intermediazioni, di aver dato la parola al cittadino, rendendolo protagonista come i politici nei talk show.

Realtà o illusione? Gli ottimisti nell’“autocomunicazione di massa” (Manuel Castells) vedono attuata l’utopia della democrazia diretta, secondo l’irripetibile modello di quella ateniese, praticabile in piccole comunità o con i referendum. In effetti l’unica possibile è quella per delega, e su questo terreno deve misurarsi anche la politica del web, inventando nuove strategie di comunicazione. A riguardo, gli scettici considerano la rapidità e brevità dei messaggi dei social media non funzionale a una visione compiuta dei problemi e attribuiscono lo stesso limite a una virtuale assemblea aperta, ininterrotta, adatta a trasmettere impressioni ed emozioni più che a costruire programmi.

Dubbi riguardano anche l’effettiva partecipazione alle decisioni, che i più si limitano ad approvare. La dimensione mondiale della Rete e una supposta autoregolamentazione continuano a giustificare l’assenza di un Diritto che la regolamenti, senza essere repressivo, che tuteli, ad esempio, la privacy e il diritto d’autore.

C’è anche una zona oscura (Deep Web), che nasconde sotto l’anonimato comportamenti illegali e criminali. Non più soltanto strumento neutrale, la Rete crea un ambiente virtuale, che riproduce quello reale e al tempo stesso lo influenza.

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