Il gusto amaro della pummarola

Il festival internazionale di cinema, cibo e “videodiversità” dedicato quest'anno a “Cibo, popoli, territori, la cultura che nutre”

“Prince Bony non avrebbe mai immaginato di traversare il deserto e il mare e trovarsi a fare lo stesso lavoro che faceva al suo paese”. Ci porta subito a conoscere i volti dei protagonisti – che sono uomini e donne, non meri dati statistici – l'inchiesta multimediale di Stefano Liberti e Mathilde Auvillain che approfondisce il legame esistente tra le esportazioni di pomodori italiani in Africa e lo sbarco di migliaia di migranti in Sicilia. Svelando così “il lato oscuro del pomodoro italiano”.

Pubblicata dalle maggiori testate a livello internazionale, “The dark side of Italian tomato” ha aperto mercoledì 5 novembre sera al teatro di Sanbapolis la VI edizione di “Tutti nello stesso piatto”, il festival internazionale di cinema, cibo e “videodiversità”, organizzato dalla cooperativa Mandacarù e da Altromercato, la principale centrale di importazione italiana dei prodotti del commercio equo e solidale. La proiezione di alcuni estratti del web-documentario di Auvillain e Liberti è stata la miglior introduzione ai temi del festival, dedicato a “Cibo, popoli territori, la cultura che nutre”: il cibo visto come nutrimento e consumo responsabile, ma anche come forma di socialità, scambio di culture, storia di intrecci, incontri e contaminazioni tra popoli; il territorio come confine, spazio all'interno del quale si sviluppano le vite e le attività umane, terra e ambiente da tutelare, da seminare per poi raccogliere…

I 41 film e documentari della rassegna (un totale di 65 ore di programmazione serale dal 5 al 29 novembre a Trento, al cinema Astra e – per la prima volta – al teatro di Sanbapolis) raccontano il funzionamento delle produzioni agroalimentari e della pescicoltura – ma anche quello delle filiere del commercio equo – e le loro ripercussioni sull’ambiente e sulla società, svelando lo strettissimo legame tra quello che accade in Asia, Africa, America Latina e le nostre abitudini e scelte alimentari.

“Intendiamo promuovere una riflessione sul cinema inteso non come semplice visione, ma come strumento per meglio comprendere la realtà, come officina in cui si possano ricostruire percorsi che abbiano un impatto costruttivo sull’esperienza personale”, spiega Piera Sterlini, presidente di Mandacarù. In una fase storica in cui assistiamo all’aumento dei prezzi di tutti i prodotti di base, anche nei paesi occidentali, conoscere e comprendere le politiche alimentari mondiali significa confrontarsi con i temi della globalizzazione e della giustizia sociale, ma significa soprattutto capire quali strategie produttori e consumatori possono mettere in atto per proteggere la propria salute e tutelare l’ambiente.

Cambiare si può, anche andando al cinema, ci dice “Tutti nello stesso piatto”, offrendo un'opportunità unica per ristabilire il flusso di conoscenza tra consumatore e cibo. “Il cibo – conferma Beatrice De Blasi, direttrice artistica del festival – è il nostro filo conduttore per raccontare mondi lontani, culture, emergenze sociali e ambientali”. Realtà come quella che ruota intorno alla produzione e commercializzazione dei pomodori in Ghana, dove il pomodoro rappresenta il 38% della spesa delle famiglie in ortaggi, freschi o trasformati; un mondo fatto di braccianti che lavorano nei campi, di camionisti per il trasporto, di uomini che caricano e scaricano le casse cariche di prodotto, facchini, proprietari di negozi e e ristoranti. E un mondo che vive drammi simili a quelli raccontati in uno degli altri film proposti dalla rassegna, “La nostra terra”: realizzato in collaborazione con l'associazione Libera, è la storia di una strana anti-mafia, fatta piantando pomodori in un podere nel Sud Italia. Al centro ci sono i valori del commercio equo e solidale: rispetto dei diritti dell’uomo e dell’ambiente, tutela della biodiversità, sviluppo sostenibile, trasparenza della filiera agroalimentare, quest’anno con un accento particolare verso l'Italia e convergenti verso la filosofia del “Solidale Italiano Altromercato”, il nuovo fronte del commercio equo applicato alle realtà dei produttori del nostro Paese.

Ma il festival è anche altro: un evento di divulgazione culturale e di comunicazione sociale rivolto non solo al pubblico giovane e adulto, ma anche a bambini e ragazzi con le proiezioni e le attività didattiche proposte al mattino all'interno del percorso “Schermi & lavagne”, che coinvolgerà quest'anno 2.500s studenti.

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