Hiv, il virus continua a contagiare

L'Aids è una malattia di cui si parla sempre meno ma che che continua a mietere vittime, spesso silenziosamente. Se è vero che dall’inizio dell’epidemia, più di 30 anni fa, diminuiscono i decessi, merito dei progressi nelle ricerca sulle terapie antiretrovirali, tuttavia sul fronte dei contagi il quadro non è confortante: sono 35 milioni gli ammalati nel mondo, più di 140 mila i sieropositivi in Italia con una media annua di 4 mila contagi e oltre 1000 decessi. Una tendenza che non accenna a diminuire nemmeno in Trentino con un numero ormai stabile nell'ultimo decennio di 30 nuovi casi infetti ogni anno che si vanno ad aggiungere ai 1651 pazienti sieropositivi registrati dall'insorgere della malattia.

A fotografare il fenomeno con la forza dei numeri è stato l’incontro promosso dall’Azienda sanitaria il primo dicembre nella Giornata mondiale della lotta contro l’Aids, con i responsabili del settore: “Attualmente i pazienti in carico alle strutture dell’Apss sono 475 – ha spiegato Claudio Paternoster, responsabile della struttura semplice malattie infettive dell’Unità operativa di medicina del Santa Chiara di Trento – in maggioranza maschi (66%) e nell’85% italiani, con due o tre casi accertati ogni mese. Va inoltre considerato il numero di casi sommersi, quelle persone, cioè che non avendo fatto il test Hiv non sono a conoscenza della loro situazione sanitaria”.

Anche se la malattia non è più mortale come una volta è necessaria dunque una costante informazione e attività di prevenzione, tenendo alta la soglia di attenzione perché è ancora bassa la percezione del rischio soprattutto nella popolazione giovane. “Conoscenza e consapevolezza sono importanti – ha spiegato Michele Poli, presidente della Lila che si occupa di HIV da 25 anni – siamo in prima linea 365 giorni all’anno per diffondere corrette informazioni. In Italia ogni due ore c’è un nuovo caso di HIV, un dato che spaventa e che ci stimola, con progetti condivisi, a non abbassare la guardia, anzi ad essere sempre più attenti in una logica di potenziamento dei servizi e di un loro miglioramento”.

Rispetto agli anni Novanta quando la percezione del rischio era più presente nella popolazione, ora c'è una sottovalutazione del problema tra le nuove generazioni – che sempre più presto, attorno ai 14 anni, hanno rapporti sessuali – ma anche tra gli adulti tra i 30 e i 50 anni.

“Oggi le categorie a rischio non sono i tossicodipendenti, – ha aggiunto Paternoster – la modalità di trasmissione principale è quella eterosessuale, spesso l’infezione è associata ad altre malattie sessualmente trasmesse. Un dato rassicurante è invece la percentuale delle persone con Hiv in cura: il 91% dei casi diagnosticati, cioè 435 soggetti”.

“Si deve puntare sulla prevenzione – ha sottolineato Marino Migazzi, direttore del Dipartimento di prevenzione dell’Azienda sanitaria – perché le malattie a trasmissione sessuale sono legate a comportamenti”. L’Azienda sanitaria provinciale, in collaborazione con Lila e i Consultori, svolge da tempo una campagna di informazione in 87 istituti scolastici, con una copertura del 90% nella scuola secondaria di primo grado (le vecchie medie) e del 70% nella scuola secondaria di secondo grado, ma soltanto fino alla seconda superiore. Allo studio anche un progetto d’informazione dedicato anche alla scuola primaria.

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