Cresciuti alla scuola dell’odio

Un racconto organico, lineare, estremamente preciso nell’esposizione, divulgativo ma rigoroso. I recenti luttuosi episodi cruenti di Parigi contro cittadini ebrei francesi dimostrano, semmai ce ne fosse bisogno, l’attualità – anzi: l’urgenza – della conoscenza e, al contempo, della memoria.

Lo fa in modo egregio Renzo Fracalossi col suo libro uscito nei giorni scorsi “La scuola dell’odio” (ed. Ancora, 2015, pagg. 320, 19 euro) che è una puntuale ricognizione storica delle vicende legate all’antisemitismo. Ab imis, dal libro biblico di Ester, fino ai giorni nostri, è un lavoro retrospettivo che se, certo, ha i suoi momenti tragicamente salienti nella persecuzione nazista fino alla Shoah, non scorda altre vicende, altri snodi poco conosciuti o volutamente dimenticati. Perché questa “accurata ricerca” – “Appunti sulla storia dell’antisemitismo in Europa”, recita un esplicativo sottotitolo – sembra voler sviscerare punti nevralgici di quello che è stato sovente chiamato il “sentimento strisciante dell’antisemitismo” che vanno dal pregiudizio, all’odio, alle vere e proprie vessazioni di massa. A livello diacronico, lungo l’arco dei secoli scorsi e con particolare efferatezza nella Germania hitleriana, come anche a livello sincronico, se solo si pensa ai rigurgiti di antisemitismo che percorrono attualmente alcuni Stati dell’est europeo e altrove.

Renzo Fracalossi, che per anni ha concentrato la sua azione educativa e formativa col Club Armonia, con questo suo volume sembra voler richiamare ciascuno all’imprescindibilità della conoscenza e del ricordo per poter anche solo pensare a un futuro migliore, rispettoso dei diritti e delle libertà di tutti. E occorre sottolineare che alcune sue pagine – fra cui quelle che richiamano la legislazione antisemita in Italia e in Germania, oppure le righe che attengono all’Aktion T4 “vite indegne di essere vissute”, o – ancora – la descrizione della resistenza degli ebrei nel Ghetto di Varsavia – travalicano, a nostro giudizio, la pur persistente rigorosità storica per assumere connotati di elegia e poesia, tale è la compartecipazione emotiva alle vicende narrate, e sempre dalla parte dei più deboli, delle vittime, dei “vinti”. Toccano le corde profonde del lettore, commuovono. E sembrano quasi richiamare all’impegno quotidiano – a tramandare queste storie ai giovani, nel mondo della scuola e dell’educazione – perché quegli abomini non si ripropongano mai più. Un grande racconto, davvero!

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