Il verde che attira i giovani

L’Istituto agrario di San Michele all’Adige conferma la sua attrattività. E' l'ambiente a giocare un ruolo decisivo nelle scelte scolastiche, in un Istituto peraltro molto selettivo

Anche per l'anno scolastico 2015-2016 presso il Centro di istruzione e formazione dell'Istituto agrario di San Michele all'Adige si è registrato un boom di iscrizioni che ha costretto i responsabili della Fondazione “Edmund Mach” a prorogare il ricorso al numero chiuso.

Per l'Istituto tecnico quinquennale (più un anno di specializzazione) sono state presentate ben 210 domande a fronte della disponibilità di 110 posti dei quali 6 riservati a giovani della vicina provincia di Bolzano, nel rispetto di una convenzione sottoscritta fra le due Province autonome, e 140 al Centro di formazione professionale triennale che di posti disponibili ne conta una sessantina, comprendenti eventuali richieste di bocciati, più una quindicina di aspiranti per il settore agroalimentare.

Sia il direttore generale della Fondazione, Mauro Fezzi, il direttore generale della Fondazione, Mauro Fezzi facente funzione anche di Presidente, in attesa dalla nomina da parte della Giunta provinciale del sostituto del prof. Francesco Salamini, sia il dirigente scolastico Marco Dal Rì escludono fra le motivazioni, da taluni addotte, le garanzie per studenti e famiglie di una non ben definita sicurezza, quasi si trattasse di una realtà estranea ai pericoli cui i giovani sono particolarmente esposti come le varie forme di devianza giovanile.

L'Istituto agrario rientra ormai in quella che è considerata la cittadella o il punto più avanzato di riferimento per i problemi ambientali, silvo-pastorali, agrari e alimentari con quasi ottocento occupati fra ausiliari, tecnici, ricercatori, docenti e dirigenti ed un migliaio di studenti. La popolazione studentesca può fruire anche del servizio mensa e di un Convitto con 180 posti letto, una trentina dei quali destinati alle studentesse che rappresentano il 20% del totale, in crescita costante. Ma è una scuola all'interno della quale operano più di cento insegnanti, che non può essere presa sottogamba: le bocciature nel primo biennio sfiorano il 30% degli allievi.

A partire dall'anno scolastico in corso per le terze e le quarte del comparto agro-alimentare è entrata in funzione una struttura scolastica tutta in legno certificata Arca. E' il primo edificio di un prototipo che proprio a San Michele ha trovato la sua base di ricerca e progettazione per il decollo.

Per Fezzi e Dal Rì l'aumento delle iscrizioni è determinato, invece, dai nuovi ambiti di provenienza degli studenti come quello urbano di Trento e Rovereto in particolare, una volta assenti, e da nuovi status sociali familiari che non siano il mondo agricolo.

L'altra importante novità è determinata dalla vasta gamma di specializzazioni conseguibili, sia nel quinquennio tecnico che alla formazione professionale, che hanno aperto le prospettive di occupazione al termine degli studi, compresi quelli universitari.

In molti degli aspiranti tecnici agrari domina una visione fantastica, romantica, fumettistica della natura e dell'agricoltura, lontana da quella che è la realtà fatta di fatica, di sudore e di privazioni.

Risulta dormiente l'ipotesi dell'Università in agraria a favore della quale si sono fatte mille congetture.

L'appartenenza ad un'azienda agricola ha sempre rappresentato uno stimolo nelle opzioni giovanili per la scuola agraria con 141 anni di storia alle spalle. La conferma viene non solo dalla gran mole documentale d'archivio e dall'evoluzione dell'Istituto agrario ben riassunta in libri ed articoli, ma accidentalmente pure dal rinvenimento, qualche tempo fa, in uno scantinato del Veronese, di una composizione pittorico-fotografica risalente al 1898, celebrativa dei 25 anni di attività del fondatore dell'Istituto che ha dato il nome alla Fondazione, Edmund Mach, a partire dal 1874. Lo studioso si era messo al lavoro però un anno prima, nel 1873, da qui il riconoscimento giubilare di fine Ottocento.

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