“L’uomo prima del capitale”

Anche 350 cooperatori trentini in Aula Nervi dal Papa

Trecentocinquanta cooperatori trentini, guidati dal presidente Diego Schelfi, dal direttore Carlo Dellasega e dall'assistente ecclesiale mons. Umberto Giacometti, hanno partecipato sabato 28 febbraio in aula Nervi all'incontro di Papa Francesco con 7 mila rappresentanti da tutta Italia di Confcooperative: una realtà, come ha sottolineato il presidente Maurizio Gardini all'inizio dell'udienza, composta da 20 mila imprese cooperative che danno lavoro a 543 mila persone e contano complessivamente 3milioni di soci.

Nel corso della mattinata, che ha visto anche la presentazione di alcune realtà cooperative d’avanguardia, Francesco ha tenuto un discorso corposo (si veda anche l’editoriale di questo numero) aperto da un paragone matematico: «Nelle cooperative uno più uno fa tre ed un fallimento diventa un mezzo fallimento». Cooperazione vuol dire spesso legame tra economia e parrocchie, dal momento che molte imprese cooperative sono state avviate da sacerdoti. Il Papa non ha però voluto mettere soltanto un “marchio cristiano” sulle coop e più volte nel suo discorso ha esortato all’alleanza fra le varie centrali cooperative, perché «i valori cristiani non solo per noi, ma sono da condividere con gli altri».

Il Papa vede le coop come una possibile soluzione al problema della disoccupazione, facendo quindi una fotografia molto realistica della situazione attuale. «C'è la coda di gente che cerca lavoro e questo fa sì che ci sia chi accetta semplicemente quello che trova. C'è chi arriva a 10 ore di lavoro al giorno per 600 euro al mese». Una riflessione alla quale aggiunge un interrogativo su quanti lavorano in nero, soprattutto per quanto riguarda il personale domestico. Dopo aver ripercorso il magistero sociale ha ripreso alcuni temi a lui cari: dalle «nuove forme di responsabilità che fanno combattere la cultura dello scarto» fino alla «globalizzazione della solidarietà, necessaria visto l'aumento vertiginoso aumento dei disoccupati”.

Più volte il Papa argentino ha incitato al cambiamento in un «sistema economico attuale che mina la speranza», chiedendo alle cooperative di assumere un ruolo profetico, inventando nuove cooperative. «Le cooperative sono il motore che sviluppa la parte debole della nostra società civile e delle nostre comunità. Devono quindi creare nuove possibilità di lavoro che oggi non ci sono, pensiamo alla disoccupazione giovanile che distrugge la speranza».

Francesco mette assieme ai giovani anche donne e adulti che rimangono senza lavoro, citando ad esempio il caso di un ingegnere di 49 anni rimasto fuori dal ciclo produttivo. E si emoziona dicendo di essere un tifoso delle “empresas recuperadas”, il workers buyout, iniziative nelle quali i dipendenti diventano proprietari. Un po' come accaduto già durante la crisi argentina.

Bergoglio critica quindi il liberismo in economia «che pensa solo a poche politiche redistributive. Non basta crescere nella generazione del reddito – afferma – ma bisogna coinvolgere tutti».

Dal Papa viene anche un invito alle imprese a «incoraggiare la vita delle famiglie, aiutando le donne a realizzarsi pienamente». E alle banche cooperative ad aiutare le altre imprese del mondo cooperativo. «La cooperazione autentica, vera, è quella nella quale il capitale non comanda sull'uomo, ma l'uomo sul capitale».

L'ultimo invito va alla lotta contro le false cooperative. «Nel campo in cui operate – ha detto con il suo linguaggio diretto – assumere una facciata onorata e perseguire invece finalità disonorevoli e immorali, spesso rivolte allo sfruttamento del lavoro, oppure alle manipolazioni di mercato, e persino a scandalosi traffici di corruzione, è una vergognosa e gravissima menzogna che non si può assolutamente accettare».

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