Impatto zero? Si parte dal biogas

Due impianti saranno realizzati in Alta Valle di Non

Il progetto messo a punto dall’EURAC di Bolzano, per rendere autosufficiente l’Alta Valle di Non dal punto di vista energetico, inizia a dare i primi frutti. I Comuni di Amblar, Cavareno, Dambel, Don, Fondo, Malosco, Romeno, Ronzone, Ruffrè-Mendola e Sarnonico hanno condiviso il piano di lavoro di realizzazione di due impianti per la produzione di biogas, sfruttando come materia prima le deiezioni prodotte dai bovini.

Comune capofila sarà Ronzone (subentrato al posto del Comune di Malosco, che ne aveva già avviato l’iter burocratico), che la settimana scorsa ha approvato all’unanimità la convenzione con le altre amministrazioni che condividono questa iniziativa. Questo studio, avviato due anni fa, è denominato “Progetto Energia Alta Val di Non” ed è finanziato da Caritro, BIM dell’Adige e FERS della Provincia Autonoma di Trento.

Dopo l'elaborazione dei dati eseguita dall'ingegnere ambientale Michela Langone e l’ingegner Daniele Vettorato, lo studio prevede la valutazione della costruzione di due centrali, una fra Cavareno e Romeno, e l’altra tra Sarnonico e Ronzone, dove le deiezioni verranno trattate e trasformate in concime per i campi e in biogas, abbattendo così anche i cattivi odori che adesso si diffondono in zona. Un impianto svilupperà una potenza di 150 kilowatt e l’altro di 300. La suddivisione in due, consentirebbe sia di realizzare due impianti di piccola taglia sia di ridurre i costi del trasporto di tutto il letame e dei liquami in un’unica zona, diminuendo così l’impatto ambientale. In Alto Adige sono attivi da parecchi anni una trentina di questi impianti che hanno un'ottima resa e non hanno sviluppato problematiche di alcun tipo.

L’energia prodotta potrà essere usata per il funzionamento di un generatore elettrico che la immetterà in rete, oppure per l’autotrazione, a seconda della convenienza dettata dal mercato e dalla fattibilità. Si produrranno 3.550 megawatt di energia elettrica e 4.205 di energia termica. La spesa prevista per il progetto di fattibilità avanzata è di 34.770 euro ed è finanziata tramite un contributo di 24.339 euro (il 70% dell’importo complessivo), concesso dall’APIAE. La parte scoperta dell’intervento sarà finanziata da altri enti, in modo da non gravare sui bilanci dei Comuni interessati. Parteciperanno alla realizzazione del progetto anche l’Associazione degli allevatori, quella dei caseifici e il consorzio Melinda.

“La gestione sarà affidata a una cooperativa che avrà dei ricavi”, spiega il sindaco di Ronzone Stefano Endrizzi. “L’EURAC ha progettato un impianto simile in Piemonte e i committenti sono venuti in Val di Non per studiare le cooperative agricole e riproporle nella loro realtà per la gestione di questo tipo di impianto”.

Nei dieci comuni dell'Alta Valle è in fase di progettazione anche la realizzazione di micro centrali elettriche da installare sulle condutture di alimentazione dell’acqua potabile dei paesi, sfruttando il notevole dislivello fra le sorgenti e la distribuzione, e la razionalizzazione degli impianti di illuminazione con la sostituzione di corpi illuminanti obsoleti con quelli di nuova generazione a led.

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