L’Aquila ancora terremotata. “Ma qui il miracolo c’è stato…”

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“Anche il più piccolo paese d’Italia si è mosso per l’Abruzzo”. La riconoscenza per la ricostruzione sociale nelle parole del parroco di Bagno e Pianola, don Luciano: “Investire sulle strutture sociali è ancora decisivo”

L’Aquila, 17 aprile – La campana della chiesetta di Pianola batte i tre rintocchi del venerdì, poi ritorna il silenzio, rotto solo dal fruscio del vento e da un lontano cinguettio. La stradina polverosa, sovrastata dai prefabbricati che ospitano ancora centinaia di sfollati, costeggia il “famoso” campo da calcio di Pianola: dopo il 6 aprile del 2009, qui erano sorte un centinaio di tende per 550 terremotati.

Ancora pochi passi ed eccoci alla casa sociale realizzata grazie alle Caritas del Triveneto. Ci raggiunge volentieri il parroco, don Luciano Bacale, originario della Guinea equatoriale, che era stato nominato a Bagno, paese poco distante da Pianola, proprio il giorno prima del terremoto. Ha scelto di rimanere a vivere qui a fianco della “sua” gente, nei Map, i “moduli abitativi provvisori”, inaugurati nel febbraio del 2010. Da qualche giorno – ci avvisa senza drammatizzare troppo, mentre attende i tecnici comunali – , è costretto a dormire in macchina a causa di un guasto alle fognature anche della sua abitazione.

“Quando sono arrivato qui, il campo era ancora pieno di tende”, racconta don Luciano indicando l’area sottostante. “Il parroco di prima se ne era andato per paura del terremoto e la comunità era senza punto di riferimento: oltre a Bagno e Coppito, dove ero viceparroco, il vescovo mi affidò così anche questa comunità”. Quanti siete oggi? “Sto facendo una sorta di censimento porta a porta: forse 2 mila, forse 3 mila persone…”

A sei anni di distanza si vive ancora nella preoccupazione. “Il tempo passa, ma al di là delle promesse, le cose che la gente si aspetta non arrivano”, dice. “Il sindaco, in occasione del sesto anniversario, ha detto i soldi ci sono e che ora serve una task force operativa: io mi chiedo, sarà uno spot elettorale o una verità? Perché allora questi soldi non vengono impiegati per rispondere ai reali bisogni dei cittadini?”.

Ma la ricostruzione non riguarda solo case e scuole, il sisma ha disgregato il tessuto sociale, le relazioni. “Investire su strutture come queste – racconta don Luciano guidandoci alla scoperta delle sale del piccolo, ma funzionale oratorio ‘San Rocco’ – si è rivelata una scelta vincente: queste sono state le prime realtà che la gente ha toccato con mano, qui poteva ritrovare un po’ di spirito. Funzionano ancora oggi e, nonostante si senta qua e là qualche polemica per qualche malfunzionamento, ma d’altra parte noi aquilani siamo gente un po’ difficile…”, dice sorridendo, invitandoci a sedere sulle quattro pietre in circolo che lui definisce il “nostro salotto”. La riconoscenza ai trentini è anche per i campi di lavoro estivi della Caritas, con i giovani coordinati da Anita Scoz, nelle frazioni vicine. “Ci hanno voluto tanto bene i trentini”, conferma una signora nella frazione di Roio Piano dove la casa sociale è ancora un punto di riferimento. E così a Coppito, Villa Sant’Angelo, Paganica… i poli della solidarietà trentina presidiati per lunghi mesi dalla Protezione Civile e dai Nuvola.

Oppure Onna, visitata anche da Papa Benedetto XVI, con le sue macerie ancora a cielo aperto e i malinconici poster delle chiese a ricordare un tesoro irrecuperabile. “Oggi alle 11 qui al villaggio facciamo festa per una signora che compie cent’anni, fermatevi anche voi, i Trentini sono sempre ben accetti”, ci accoglie la signora Nunziata che dopo aver perso la casa e una quindicina di familiari vive in un’abitazione prefabbricata. “La mia casa in paese non si recupera più, qui si sta abbastanza bene, ma l’inverno è freddo, c’è molta umidità”. La chiesetta in legno costruita con i fondi della Comunità Valle di Sole e inaugurata da mons. Bressan nel dicembre 2009, rappresenta la piazza, il cuore caldo della Onna post terremoto, dalla toponomastica incoraggiante: via della Ricostruzione, via Vittime del 6 aprile, via Trento.

Ma torniamo da don Luciano: la gente è più unita o più divisa di prima? “Il terremoto è movimento che avviene sotto terra, ma fa uscire fuori una forza e una tensione che si è accumulata nel tempo. Fa esattamente questo anche nelle persone; chi prima contestava ora lo fa ancora di più, chi era d’animo buono, dopo il sisma lo è ancora di più”, sottolinea don Luciano, che non è d’accordo quando si dice che non vi sia stato il tanto decantato “miracolo aquilano”. “L’Aquila è stata una macchina di solidarietà mondiale, quello che ho visto qui è stato eccezionale”, conclude. “Bisogna quindi distinguere, capire di che ‘miracolo’ stiamo parlando; se la si voleva ricostruita in cinque anni, possiamo dire che non è stato così. Ma chi ha detto questo non sta al governo da tanti anni… Se, tuttavia, si intende un movimento a livello mondiale, che ho visto arrivare qui tantissima gente anche il più piccolo villaggio italiano, ecco, allora il miracolo c’è stato”.

Torniamo in città con la sosta in preghiera alla Casa dello Studente ancora sbrecciata. Sulla recinzione del cantiere fermo, le foto ancora sorridenti degli 8 giovani uccisi. Tanti, troppi palazzi ancora imbragati, quasi intoccabili. “Anche per i giornali e la tv, a parte la passerella degli anniversari e la rituale fiaccolata, l’Abruzzo del terremoto è tornato nell’ombra per il resto d’Italia, dopo l’assalto mediatico dei primi due anni”, lamentano i colleghi abruzzesi. “La sentenza assolutoria del Tribunale ha demoralizzato la nostra gente”. Per coltivare la speranza ci si attacca ai pochi restauri portati a termine in questa che era la sesta città d’Italia per ricchezza di monumenti: riapre solennemente sabato 2 maggio la basilica di San Bernardino da Siena, perla barocca cara da secoli agli aquilani. Tanti sposi novelli del 2015 l’hanno richiesta per il rito e le foto del proprio matrimonio: un fondale barocco, restaurato nell’oro, ideale per nascondere la fatica della lenta ricostruzione.

Marco Mazzurana e Diego Andreatta

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