La forra di Ponte Alto

L’orrido potrebbe così tornare ad essere visitabile e costituire un suggestivo richiamo turistico per Trento

Nel Ferragosto degli anni tra le due guerre mondiali, a Trento, la forra di Ponte Alto era considerata luogo adatto a vincere la calura estiva ed anche per intrattenersi al vicino ristorante nel pranzo di nozze. Ce lo ricorda Paola Tomasi, che da tempo cura aspetti della Cognola di una volta, messi in mostra nell’annuale Sagra del Rosario. Negli anni Cinquanta c’era anche chi, nelle vicinanze, aveva fatto del torrente Fersina la spiaggia di Cognola.

L’acqua che vi scorre è preziosa e oggi viene mandata al nuovo serbatoio delle Laste, dove viene trattata per assicurarne la potabilità, con abbattimento dell’arsenico naturale di cui le rocce sono ricche. Soddisfa il bisogno d’acqua nelle abitazioni a Trento e disseta i campi e i vigneti dell’Argentario, grazie alla concessione di derivazione da due bacini di accumulo di cui beneficia il Consorzio Irriguo, perché viene pompata in due piccoli serbatoi sulle pendici del Calisio.

La prima serra di sbarramento sul Fersina fu costruita, in legno, nel periodo clesiano (1537): essa trattiene il materiale trasportato dal torrente e, nel salto, riduce la velocità dell’acqua fermandone l’impeto. Attualmente sono due, a non grande distanza, nella fossa “angusta e orridamente suggestiva” (Aldo Gorfer) profonda circa ottanta metri. L’intervento dell’uomo, inserito nella stratificazione geologica delle rocce corrose dagli elementi naturali, mette in luce uno scenario primordiale, reso però accessibile da una scala a chiocciola al vivo nella roccia.

Il versante dell’Argentario è sempre stato povero d’acqua, conferma Umberto Saloni che, come presidente e come consigliere, sì è interessato al problema nel consiglio circoscrizionale dell’Argentario. C’è testimonianza, nei primi decenni del secolo, di un uomo che, col carro, portava acqua per la popolazione dal Doss di S. Agata alla piazza di Cognola, dove l’acquedotto risale al 1953. Osserva Saloni: ”L’aspetto ingegneristico che ha dato ottanta metri di salto di caduta dell’acqua è già una gemma, ma anche la parte naturalistica rimasta è molto importante ed è da valorizzare”. Esiste infatti fino al ponte di Cornicchio (dove è stata realizzata la prima centrale idroelettrica per l’illuminazione della città, nei primi decenni del Novecento) la possibilità di un camminamento, sul tracciato del vecchio acquedotto di Trento, che percorre tutta la forra: serre, strapiombi, spazi suggestivi, cortine d’acqua e tonfi. L’orrido potrebbe tornare ad essere un suggestivo richiamo turistico, così come appariva in una cartolina del secolo scorso.

La visita della cascata è stata sospesa nei primi anni Ottanta, per motivi di sicurezza. Il Servizio Bacini Montani della Provincia autonoma di Trento ha approvato il 23 luglio scorso il progetto esecutivo dei lavori di messa in sicurezza e di riqualificazione delle Forra, per un importo complessivo di 650.000 euro. Ed è in fase di perfezionamento una convenzione a titolo gratuito tra Provincia Autonoma di Trento e proprietario dell’area che consentirà, oltre alla realizzazione delle opere, anche la gestione e la fruizione di un percorso di grande valenza storico e ambientale.

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