L’Europa è scalza

La manifestazione nazionale di solidarietà per i richiedenti asilo ha mobilitato a Trento un migliaio di persone

L'Europa delle istituzioni è nuda, di fronte al sempre incombente fenomeno migratorio: il vertice dei ministri dell'Interno lunedì 14 settembre ha portato pochi risultati concreti; da Amnesty International a Save the children è unanime la condanna: vergognoso, dicono,, che non si sia arrivati a un accordo su proposte modeste e comunque “distanti da una risposta complessiva alla crisi dei rifugiati”. E aumenta il numero dei Paesi che “congelano” le regole di Schengen sul libero transito dei cittadini imponendo ferrei controlli alle frontiere. Pur non erigendo muri – sia pure, per ora, di filo spinato – come l'Ungheria, che ha chiuso il confine con la Serbia e introdotto il carcere per chi tenta di entrare illegalmente (si veda a pagina 23).

L’Italia dei cittadini invece è scalza: si è messa a piedi nudi, venerdì 11 settembre, in risposta all’appello partito da attori e personaggi dello spettacolo a Venezia per il Festival Internazionale del Cinema e diffusosi rapidamente. A Trento alla “Marcia delle donne e degli uomini scalzi”, svoltasi in contemporanea in più di sessanta città d’Italia ha risposto quasi un migliaio di persone. Donne, uomini, ragazze e ragazzi, famiglie con bambini sono usciti dalle loro case e sono scesi in piazza per chiedere alle istituzioni – italiane ed europee – di elaborare una strategia differente in materia di migrazioni. Molti, non tutti, si sono tolti le scarpe ed hanno percorso scalzi il tragitto da piazza Duomo alla stazione dei treni, luogo simbolo del passaggio dei migranti, e ritorno: scalzi come i profughi e i richiedenti asilo in fuga da guerre e miseria.

Accanto ai tanti che hanno partecipato per scelta personale, c’erano molte realtà associative: le Acli, l'Arci, gli educatori professionali, l'Unione degli studenti universitari, i gruppi trentini di Emergency e di Amnesty international, il Coordinamento Nazionale delle Comunità di accoglienza del Trentino Alto Adige, l'associazione Ya Basta, il centro sociale Bruno, i sindacati, il Forum Trentino per la Pace. Hanno camminato scandendo slogan (“No Border. No Nation. No Deportation”, “La nostra Europa non ha confini, siamo tutti clandestini”), ma anche per lunghi tratti in silenzio. Sono usciti dalle loro case per dire che dare asilo a chi scappa dalle guerre – in aumento nel mondo, ci ricorda il V Rapporto sui conflitti dimenticati della Caritas Italiana, che presentiamo a pagina 22 -, significa anche ribadire il “no” alla guerra come strumento di risoluzione dei conflitti, secondo il dettato costituzionale, e “sì” alla pace. Sono usciti dalla loro case per dire che dare rifugio a chi scappa dalle discriminazioni – siano esse religiose, etniche o di genere – vuol dire lottare per i diritti e le libertà di tutti. Per dire che dare accoglienza a chi fugge dalla povertà significa non accettare le disuguaglianze economiche sempre crescenti. L’hanno ribadito ai microfoni di radio Trentino inBlu Piergiorgio Bortolotti, già direttore del Punto d’Incontro (“Dobbiamo crescere in umanità tutti quanti, è l’unica strada per poter convivere tra diversi”), Marco Bozzano di Amnesty International (“Il governo italiano e i governi degli altri paesi europei prendano provvedimenti concreti”), Fausto Gardumi presidente delle Acli Trentine (“Marciare oggi vuol dire far sentire ai profughi la nostra vicinanza; non c’è un’Italia razzista, xenofona, c’è anche un’Italia che sa essere dalla parte della giustizia”), Franco Ianeselli della Cgil del Trentino (“La manifestazione in sé non risolve i problemi, ma è importante che diciamo da che parte stiamo”), Aboulkheir Breigheche, Imam della comunità islamica del Trentino (“Il nostro pensiero va ai profughi, ma anche a quelli che non sono arrivati, ai morti in mare o soffocati nei tir, e al popolo siriano sotto le bombe”).

“Sappiamo i pericoli e i rischi che queste persone corrono – grida amaro ai manifestanti raccolti intorno alla fontana del Nettuno Stefano Bleggi del centro sociale Bruno -, siamo scesi in piazza più volte a contare i morti delle tragedie che un’Europa ipocrita, meschina non vuole vedere. E’ da anni che chiediamo l’apertura di canali umanitari e un diritto d’asilo europeo”. Aggiunge Massimiliano Pilati, presidente Forum Trentino per la pace: “È arrivato il momento di recuperare la nostra umanità, chiedendo alle nostre istituzioni di elaborare una strategia differente”. Di fronte all’evidenza che i fenomeni migratori ai quali assistiamo non avranno vita breve – lo stesso Pentagono ha parlato di una fase lunga almeno 20 anni – alla politica si chiede di elaborare proposte a lungo termine. “Ma non basta esigere maggiore impegno dalla politica: come Forum abbiamo invitato le nostre associazioni a dare accoglienza a piccoli gruppi di profughi”. Un modo per dare concretezza al saluto “Welcome Refugees – Benvenuti, rifugiati”, vergato sullo striscione che apriva il corteo. Davanti al dramma a cui stiamo assistendo, la Marcia delle scalze e degli scalzi ha richiamato la necessità di regole nuove per un’accoglienza più umana e denunciato nel contempo che dei 60 milioni di sfollati e profughi che l’Onu ha contato nel 2014 la maggior parte è in fuga da guerre e situazioni di ingiustizia planetaria.

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