In dialogo per la pace

Papa Francesco in visita alla sinagoga di Roma: “La violenza è in contraddizione con ogni religione”

Ebrei e cristiani devono “sentirsi fratelli, uniti dallo stesso Dio e da un ricco patrimonio spirituale comune” e su questo fondamento devono “continuare a costruire il futuro”. Con queste parole, accompagnate da un fragoroso applauso, Papa Francesco si è rivolto alle comunità ebraiche nella sua visita alla Sinagoga di Roma di domenica scorsa, 17 gennaio, nella Giornata del dialogo tra cattolici ed ebrei celebrata dalla Cei. “Con questa mia visita seguo le orme dei miei predecessori”, ha detto Francesco, che dopo Giovanni Paolo II e Benedetto XVI è stato il terzo Vescovo di Roma a visitare la Sinagoga della città. “Secondo le tradizioni giuridiche rabbiniche, un atto ripetuto tre volte diventa chazaqà, cioè una consuetudine fissa”, lo ha salutato il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, che ha definito la presenza di Francesco come “il segno concreto di una nuova era”.

“Voi siete i nostri fratelli e le nostre sorelle maggiori nella fede. Tutti quanti – ha detto il Papa – apparteniamo ad un’unica famiglia, la famiglia di Dio, il quale ci accompagna e ci protegge come suo popolo. Insieme, come ebrei e come cattolici, siamo chiamati ad assumerci le nostre responsabilità per questa città, apportando il nostro contributo, anzitutto spirituale, e favorendo la risoluzione dei diversi problemi attuali”.

L’augurio del Papa è che tra ebrei e cattolici “crescano sempre più la vicinanza, la reciproca conoscenza e la stima”. Molto importante e apprezzato dagli ebrei è stato il riferimento nel discorso del Papa all’“inscindibile legame che unisce cristiani ed ebrei”: “I cristiani – ha affermato Francesco -, per comprendere sé stessi, non possono non fare riferimento alle radici ebraiche”.

Ma la presenza di Papa Francesco in Sinagoga è stata dettata anche dalla urgenza dei tempi. Guerre e terrorismi infiammano i Paesi del vicino Oriente e le città europee. “Conflitti, guerre, violenze e ingiustizie – ha detto il Papa – aprono ferite profonde nell’umanità e ci chiamano a rafforzare l’impegno per la pace e la giustizia”. Da qui il monito forte: “La violenza dell’uomo sull’uomo è in contraddizione con ogni religione degna di questo nome, e in particolare con le tre grandi religioni monoteistiche”.

“Dio è il Dio della vita, e vuole sempre promuoverla e difenderla; e noi, creati a sua immagine e somiglianza, siamo tenuti a fare lo stesso”: guardando ogni persona con benevolenza e porgendo la mano a tutti, “indipendentemente dalla loro fede e dalla loro provenienza”, prendendoci cura “di quanti hanno più bisogno di Lui: i poveri, i malati, gli emarginati, gli indifesi”; e pregando Dio “con insistenza affinché ci aiuti a praticare in Europa, in Terra Santa, in Medio Oriente, in Africa e in ogni altra parte del mondo la logica della pace, della riconciliazione, del perdono, della vita”.

Davanti ad un'assemblea commossa, Papa Francesco ha anche reso omaggio alle vittime della Shoah e ai sempre più rari sopravvissuti ancora in vita: “Oggi desidero ricordarli col cuore in modo particolare: le loro sofferenze, le loro angosce, le loro lacrime non devono mai essere dimenticate”. “Il passato ci deve servire da lezione per il presente e per il futuro. La Shoah ci insegna che occorre sempre massima vigilanza, per poter intervenire tempestivamente in difesa della dignità umana e della pace”.

vitaTrentina

Lascia una recensione

avatar
  Subscribe  
Notificami
vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina