Lo stop austriaco al Brennero

L’Austria tira dritto sull’inasprimento delle misure per contenere l’afflusso di migranti alla frontiera: saranno 12 i valichi presidiati sul confine sud, tra cui Brennero, passo Resia e Tarvisio.

Le misure previste sono in fase di pianificazione, ma i controlli potrebbero già cominciare a primavera. Si parla di “nuclei d'intervento”, punti di osservazione, controlli su veicoli, treni e persone.

L'obiettivo per l'Austria è di non superare la quota annua di 37mila 500 profughi.

Le aspettative dei tre presidenti dell’Euregio, Ugo Rossi, Arno Kompatscher e Günther Platter si sono così infrante martedì 16 febbraio a Vienna. Nella trasferta austriaca i tre governatori di Trentino, Alto Adige e Tirolo, hanno consegnato alla ministra degli Interni Mikl Leitner e al presidente Fisher la delibera approvata il giorno prima con le richieste sul tema dei confini e la salvaguardia dell’accordo di Schengen. “Eventuali barriere siano transitorie, temporanee e concordate con i territori”, chiede l'Euregio. Vienna chiede invece “comprensione per le decisioni rese necessarie in conseguenza del fatto che l'Europa non riesce a mettere in sicurezza i confini esterni della Ue. Ogni misura riguardante il Brennero verrà comunque pianificata e coordinata d'intesa con l'Euregio” è stato assicurato. La questione sarà discussa la prossima settimana nell'incontro con il ministro degli interni Alfano. Intanto, crescono i timori per le ripercussioni negative di un ripristino della barriera al Brennero.

“Sarà un duro colpo per l’autotrasporto, per la circolazione delle merci e delle persone” denunciano le categorie economiche. “Il rischio di camion sorvegliati speciali è la paralisi del settore – denuncia Roberto De Laurentis presidente degli Artigiani con disservizi, lunghe code in autostrada, ritardi e costi aggiuntivi per le nostre imprese”. Contro la decisione del governo viennese si schierano anche i sindacati. “Solo ipotizzare di mettere nuove barriere è una posizione antistorica, irrazionale ed egoista – interviene Ianeselli della Cgil – da questa complessa partita sul piano umano e politico si può invece dimostrare il reale valore dell'Euroregione. Sarebbe ora che l'Europa ritrovasse una visione unitaria sull'immigrazione”. “Un bruttissimo segnale per la coesione, una totale assenza della politica – gli fa eco Lorenzo Pomini della Cisl – nuovi muri generano tensioni sociali, riproducono le condizioni che hanno consentito la nascita delle dittature. Le barriere rinnegano tutti i valori di pace, solidarietà, integrazione che hanno portato alla costruzione dell’Europa”.

Contro gli imminenti controlli di frontiera al Brennero, sabato 20 febbraio, è in programma una catena umana “transfrontaliera” per chiedere una politica di accoglienza dei profughi condivisa da tutti gli Stati europei.

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