“Nelle Scampie d’Italia, dalla parte degli ultimi”

Parla uno dei tanti preti che al Sud s'impegnano per la legalità, affrontando con coraggio la malavita organizzata: don Aniello Manganiello

L’atteggiamento della misericordia coniugato con la giustizia sociale, indicato anche nel Giubileo dei preti da Papa Francesco possono costare anche minacce di morte, quando ci si trova a operare nelle zone della malavita organizzata. E’ la testimonianza di don Aniello Manganiello, sacerdote campano, che abbiamo incontrato durante il recente Festival Biblico a Rovigo in un affollato incontro pubblico in cui ha parlato del suo libro autobiografico edito da Rizzoli nel 2011 dal titolo “Gesù è più forte della camorra”.

Il prete “anticamorra” (anche se quest’etichetta non gli piace, perché – dice – “siamo in tanti a lavorare così”) che ha studiato Scienze Bibliche all’Urbaniana ed ha scelto l’istituto religioso dell’Opera “Guanella” attirato dallo stile della condivisione si è speso per 16 anni nel rione napoletano di Scampia, dedicandosi soprattutto ai giovani: è riuscito a strapparne più di uno alla malavita organizzata, ha avviato un processo di partecipazione e di educazione civica, ha commesso qualche gesto clamoroso (rifiutandosi ad esempio di dare la comunione ai camorristi), denunciando dal pulpito la differenza tra la fede cristiana e la superstizione di certi boss malavitosi. “Non voglio che di Scampia si faccia un mito, che talvolta sembra costruito a fini spettacolari come roccaforte della criminalità organizzata – ci ha detto don Aniello – perché sono convinto che in Italia ve ne siano ancora molte di Scampia, nelle regioni attorno a Nola ad esempio, dove non si rispetta la legalità e dove le persone non vengono considerate uguali e non vengono valorizzate per quello che sanno dare”.

Negli ultimi anni, dopo aver lasciato Napoli anche a seguito delle minacce di morte, don Manganiello d’intesa con il suo istituto ha girato tante scuole di varie regioni d’Italia aprendo gli occhi di tanti giovani: “Sono convinto che il bene sia contagioso – ripete – e raccontare le cose positive, guardando alle persone senza pregiudizi possa favorire quel percorso di riscatto delle persone e del territorio che in parte in Campania vediamo realizzato”. “Non basta far conoscere il male, bisogna viverci in certi contesti – osserva don Aniello, piuttosto critico verso la consulenza di Roberto Saviano alle fiction televisivo – sapendo indicare anche i percorsi di recupero”.  Fra le attività più utili ai fini della prevenzione, anche quella sportiva: don Manganiello appena arrivato a Scampia ha fondato l’Associazione Sportiva Oratorio don Guanella, di cui è ancora presidente, che si è sviluppato in tante categorie fino ad arrivare con una prima squadra in Promozione. “In qualsiasi accompagnamento educativo – osserva – avere come obiettivo operativo quello di cogliere il positivo che c’è in ogni persona è foriero di una realizzazione positiva del soggetto”.

Lungo il Cammino di Santiago, don Aniello ha anche raccolto una serie di riflessioni pubblicate nel volume al titolo “Legalità e scrittura” che riporta la prefazione dell’arcivescovo Giancarlo Maria Bregantini: “Il pellegrinaggio antico sulle strade di Spagna – osserva l’arcivescovo di origine nonesa –  ci unisce invivibilmente ma realmente ai vicoli di Napoli, ai paesini arroccati e spesso anche insanguinati della Calabria, alle bellezze sciupate della Puglia, alle metropoli della Sicilia, gravate dal potere mafioso.”

Da tre anni l’azione di don Manganiello, che vive a Nola e collabora con i confratelli guanelliani, si è allargata a tutt’Italia con la fondazione dell’associazione apartitica e aconfessionale “Ultimi” che ha già realizzato varie sedi locali, i presidi, per realizzare interventi sociali a favore dei più poveri: nelle Marche, grazie alla disponibilità della diocesi, sta aprendo una casa per donne vittime della tratta, mentre a Posillipo è avviata l’accoglienza a minori stranieri: a Casal di Principe in un terreno confiscato alla camorra sarà realizzata una cooperativa agricola per i giovani, mentre nella “terra dei fuochi” ha stimolato incontri di educazione ambientale. Un impegno sociale e politico, soprattutto educativo, fondato su una spiritualità biblica profonda, alimentata in particolare – ci ha detto don Aniello – dalle parabole della misericordia che Papa Francesco ha raccomandato a noi preti in quest’Anno Santo.

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