Non si perdono i ricordi del cuore

L'Alzheimer raccontato ai più piccoli. Il progetto “T-Essere memoria” ha coinvolto 7 Apsp trentine, la scuola primaria di Pergine e l’asilo di Fiavè

Nel vestiario di ogni persona, esiste la “maglia della memoria”, che ha un potere speciale: fa ricordare ogni cosa. Capita però che, a un certo punto, ci si dimentichi di indossarla; allora, capitano giorni in cui i ricordi volano lontano.

Attraverso una breve storia intitolata appunto “La maglia della memoria” di Gabriella Genisi, ventidue bambini della scuola primaria di Zivignago si sono approcciati alla malattia dell’Alzheimer, che, oggi, interessa un numero sempre maggiore di persone, iniziando un percorso che li ha portati a conoscere alcune persone che la “maglia della memoria”, spesso, “dimenticano” di metterla.

Ha preso così le mosse il progetto “T-Essere memoria”, promosso dai Servizi educativi dell’Ufficio beni archeologici della Soprintendenza per i beni culturali della provincia di Trento, in collaborazione con la scuola primaria di Zivignago e il “Nucleo Alzheimer” dell’Azienda per i Servizi alla Persona “Santo Spirito” di Pergine.

L’anno scorso quest’attività era stata portata all’Apsp di Povo. La novità di quest’anno è che il progetto è stato esteso a sette Apsp trentine, coinvolgendo anche la scuola primaria di Pergine e l’asilo di Fiavè. “Luisa Moser, responsabile dei Servizi educativi, ci ha chiesto di partecipare a questo progetto, che è sperimentale per le scuole”, racconta la maestra Graziella Paoli.

Tra marzo e maggio, sono stati organizzati sette incontri, quattro dei quali ruotanti attorno al tema dell’attività museale. I bambini e, separatamente, gli anziani, hanno lavorato l’argilla, preparato il burro e la farina e si sono recati al Museo delle Palafitte di Fiavè. “L’obiettivo del progetto è quello di risvegliare la memoria attraverso dei reperti che possono richiamare alla mente attività della vita quotidiana che gli anziani compivano”, spiega Luisa Moser.

Proprio mentre la memoria affievolisce, dunque, è stato proposto un ritorno al luogo che, forse più di tutti, alla conservazione della memoria è deputato: il museo. “Quando gli anziani si approcciavano ai reperti, cercavano di collocarli nel tempo, spiegando come funzionano. Richiamavano alla memoria antichi gesti. Il museo è diventato un luogo sociale dove ognuno può sentirsi a proprio agio”, precisa Luisa Moser.

I reperti sono stati spiegati a voce agli anziani, mentre per i bambini sono state usate delle schede semi-strutturate. Due percorsi, quello dei più piccoli e quello dei più grandi, che sono corsi in parallelo, ma che, attraverso due uscite dei bambini all’Apsp di Pergine, si sono incrociati.

Ognuno dei dodici anziani del “Nucleo Alzheimer” ha ricevuto un disegno “ad hoc”, che lo raffigura in un momento caro del suo passato, e un fiore dai bambini, che hanno sin da subito “adottato” il loro nonno. “I bambini stanno costruendo la propria memoria, i nonni, invece, la stanno perdendo. Insieme però – conclude Luisa Moser – la sanno ricreare”, sostiene Luisa Moser.

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