Camillo de Lellis e il carisma della tenerezza

Camillo de Lellis nacque a Bucchianico, nelle vicinanze di Chieti, il 25 maggio 1550. In adolescenza, ragazzino ribelle, iniziò ad accompagnare il padre da un presidio militare all'altro, assimilando da lui una passione distruttiva per il gioco dei dadi e delle carte. Per alcuni anni visse da soldato di ventura: si giocava la vita nelle battaglie e nelle risse, per potersi poi giocare i soldi così guadagnati. Il gioco lo rovinò; quando perse tutti i suoi averi, si mise al servizio dei Cappuccini di Manfredonia lavorando alla costruzione di un convento. La vicinanza di quei frati, appena riformati e ancora nel loro pieno fervore, non gli fu indifferente. Si convertì ed entrò nell'Ordine, ma dovette fare ritorno a Roma per curare una piaga che si era riaperta e che non guariva. Nell'ospedale di San Giacomo degli Incurabili, Camillo si dedicò ai malati. Nel XVI secolo i malati negli ospedali erano in mano a dei mercenari: alcuni, delinquenti costretti a quel lavoro con forza, altri, per non aver diversa possibilità di guadagno. All'ospedale S. Giacomo, Camillo cominciò a mettere ordine; divenuto responsabile a livello organizzativo ed economico, richiamava ognuno a fare il suo lavoro e a farlo bene. Un pensiero fisso lo ossessionava: sostituire tutti i mercenari con persone disposte a stare coi malati solo per amore, persone che “non per mercede, ma volontariamente e per amore d'Iddio servissero con quell'amorevolezza che sogliono fare le madri verso i propri figli infermi”. Il suo progetto fu osteggiato; Camillo ed i suoi compagni spostarono la loro libera attività nel grande ospedale romano di Santo Spirito, dove lavorarono per trent'anni divenendo pian piano una nuova congregazione religiosa: l'Ordine dei Ministri degli infermi. Per loro l'ospedale era tutto, e nel servizio iniziarono a lasciare il segno del carisma che Camillo (divenuto sacerdote nel 1584) andava trasmettendo ai suoi: la qualità della tenerezza verso tutti i malati. Camillo fu, di fatto, il fondatore della assistenza infermieristica, ponendo le basi per la figura dell'infermiere e del cappellano quali li vediamo oggi. Le sue “Regole per ben servire i malati” sono una preziosa testimonianza di tecniche infermieristiche finalizzate al benessere del malato. Morì a Roma il 14 luglio 1614.

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