Una cura per l’Unione

E’ urgente risvegliare lo spirito dei fondatori, rinunciando alla visione materialista e burocratica che ha via via preso piede

Il “Gruppo di riflessione sui valori sociali” che si riunisce mensilmente presso le strutture di Villa Sant'Ignazio ha elaborato questo denso testo sull'Europa, che proponiamo ai nostri lettori.

Un’Europa laica aperta alle radici cristiane come confederazione che superi la crisi

In questo momento in cui la crisi dell’Europa è diventata manifesta e percepita da tutti i cittadini come questione importante che riguarda il presente e il nostro prossimo futuro, vorremmo evidenziare alcune considerazioni.

La civiltà è sempre il frutto della dialettica delle due componenti spirituale e materiale. Oggi, di fronte a quella che è una vera e propria crisi sociale e di civiltà e non solo crisi economico-finanziaria, e nella convinzione che essa offra tuttavia uno stimolo per la nostra crescita, crediamo importante dare attenzione non solo alla dimensione economica e istituzionale, ma anche a quella valoriale e sociale.

1. Come già sovente sottolineato, è decisiva la questione dei valori posti a fondamento della costituzione europea. A nostro avviso è importante non solo assicurare l’imprescindibile laicità delle istituzioni – che proprio l’esperienza europea e occidentale hanno maturato – ma dare un giusto spazio anche ai valori umanistici delle radici cristiane. Essi hanno dato vita – con il logos greco, il diritto romano, e più recentemente la razionalità illuminista – ad un costante confronto e ad una reciproca integrazione che non hanno costituito ostacolo, bensì stimolo di cultura e di civiltà.

Sarebbe bene valorizzare la sensibilità ecumenica – cattolica, protestante, ortodossa, nonché anglicana – da reinterpretare come feconde diversità di uno spirito che rappresenta una comune ricchezza. Esse ci aiutano a comprendere in modo più articolato la nostra identità, a favorire l’intesa fra le diverse aree culturali europee e consente di rapportarci alla realtà globale con maggiore consapevolezza ed efficacia.

Le radici cristiane pur con diverse ramificazioni, trovano sintesi nella sacralità e dignità della persona e nella promozione dei diritti dell’uomo, e offrono i riferimenti ideali per far ritrovare alla famiglia europea la sua anima, la sua unità e forza. E’ urgente risvegliare lo spirito dei fondatori, rinunciando alla visione materialista, relativista, dirigista e burocratica che ha via via caratterizzato l’Unione.

Serve ricostruire una comunità come Confederazione di Stati, che interpreti i valori dei popoli che la costituiscono, che coniughi le esigenza di unità, libertà e indipendenza, realizzi uno Stato sussidiario con la partecipazione effettiva dei cittadini, che crei le condizioni per dare adeguata difesa, sicurezza e incidenza ai Paesi europei.

2. Anche sul piano delle politiche familiari e sociali occorre a nostro avviso ritrovare unità di obbiettivi. Al di là delle contrapposizioni tra diverse concezioni di famiglia che recentemente animano il dibattito pubblico, è indispensabile favorire le condizioni per una unità che superi il conflitto. Occorre attuare una serie di politiche familiari che diano reale sostegno, di risorse e di servizi, alle famiglie e soprattutto a quelle con bambini. Ciò al fine di invertire la tendenza alla denatalità – che è insieme una delle cause e degli effetti della crisi – e riprendere una dinamica demografica positiva che non costringa gli Stati e le economie a fare affidamento solo su crescenti quote di immissione migratoria.

3. Maggiore attenzione va dedicata al problema del lavoro e dell’economia, perché senza una sua adeguata soluzione, anche gli altri progetti divengono irrealizzabili. Far crescere le opportunità di lavoro deve essere l’obiettivo principale dei governi. Segnaliamo al riguardo due indicazioni specifiche e una di carattere generale.

Con la prima si suggerisce che l’ente pubblico si ponga sempre di più nell’ottica di costituire, anche temporaneamente, datore di lavoro di ultima istanza. Lo Stato non può e non deve porsi in un’ottica di tipo assistenzialistico. Tuttavia in presenza di elevate quote di disoccupazione, che costituiscono una lacerazione del tessuto sociale, può e a nostro avviso deve impegnarsi a ridurre in modo significativo tale quota attivando – come datore di lavoro sussidiario – progetti anche economicamente produttivi. Essi dovrebbero rispondere a oggettive necessità di risanamento del territorio, di riqualificazione urbana, di recupero del patrimonio artistico e così via, con un riscontro produttivo. Ne sono un esempio alcuni progetti già promossi dalla nostra Provincia Autonoma. Costituendo il lavoro un requisito imprescindibile della dignità della persona, esso richiede alle istituzioni preposte, in questa precisa situazione storica, un impegno supplementare di innovazione.

La seconda indicazione consiste in una battaglia che l’Europa dovrebbe svolgere – contrariamente a quanto sta facendo negli ultimi anni – per garantire la certificazione delle provenienze territoriali dei prodotti e loro componenti. Negare la tracciabilità vuol dire togliere ai cittadini il diritto di sapere da dove viene ciò di cui ci alimentiamo, scippare i territori di un bene che è loro proprio, e infine sottrarre alle popolazioni delle aree svantaggiate o di montagna una risorsa essenziale per la loro sopravvivenza.

Fare questo vuol dire difendere il cittadino e il consumatore, e promuovere l’economia locale e lo sviluppo diffuso. A questo deve servire l’Europa, non a sostenere gli interessi dei soggetti e delle aree forti rispetto a quelle deboli. E in questa ottica vanno focalizzati i pericoli del nuovo Trattato transatlantico sul commercio (TTIP) che mira a realizzare un’unica area commerciale fra nord America ed Europa.

Ma è sul piano di un aggiornamento complessivo del sistema economico che potrà essere veramente vinta la crisi. E’ imprescindibile, benché non facile, correggere i meccanismi finanziari che hanno generato squilibri, corruzione, impoverimento.

Questo è un presupposto per innescare un processo di ripresa e rinascita economica a medio termine. Crediamo tuttavia occorra riscoprire, anche in economia, l’importanza di valori essenziali come l’onestà, la libertà di iniziativa, la democrazia e la partecipazione.

In questa ottica vediamo la necessità di regole e metodi di “democrazia economica” che riducano le concentrazioni di ricchezza che a loro volta generano stagnazione, favoriscano la partecipazione dei lavoratori alla gestione delle aziende e alla distribuzione dei profitti, e che promuovano un ampio coinvolgimento delle comunità nella gestione delle produzioni dei territori.

Le esperienze di cooperazione in Italia e Austria e di partecipazione dei lavoratori in Germania e nei Paesi scandinavi, offrono elementi preziosi per esplorare nuove vie. Se sapremo creare le condizioni per un diffuso coinvolgimento delle risorse umane individuali e comunitarie, potremo innescare un nuovo ciclo di ripresa economica e di sviluppo, e allo stesso tempo tracciare la strada per un avanzamento di democrazia reale e di civiltà.

4. Concludendo, desideriamo sottolineare la vocazione della comunità laica e della Chiesa trentina in questa complessa dinamica europea. Il Trentino, per quasi un millennio componente del sistema politico germanico e parte viva dell’area linguistica e culturale italiana, porta iscritti nella sua geografia e nella sua storia i tratti di un ponte tra sud e nord Europa.

Esso ha dato alla Chiesa contributi di primaria grandezza, che fanno parte del nostro patrimonio culturale. Uno dei Concili importanti della storia europea (Concilio di Trento (1545-1563) che siamo abituati a considerare come simbolo di divisione ma da rivalutare come strumento di riforma e di stabilizzazione della Chiesa cattolica dopo secoli di confusione e incertezza. Ed ora ci auguriamo che i tempi siano maturi per una nuova fase di dialogo e collaborazione fra le diverse sensibilità religiose europee.

Il Trentino ha dato inoltre all’Europa uno dei suoi padri fondatori. L’opera di Alcide De Gasperi è un caposaldo purtroppo ancora incompiuto del disegno europeo. I valori ideali e i contenuti che lo hanno caratterizzato andrebbero ripresi e aggiornati come risorsa per costruire in modo adeguato il futuro.

Adriano Paoli, Emma Angheben, Renato Osti

per il Gruppo di riflessione sui valori sociali

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