Azzurro e viola? I colori di Alice

Dopo la qualificazione con la nazionale ai prossimi europei è iniziata la nuova avventura della calciatrice trentina Parisi. “Ho abbracciato un progetto. Alla Fiorentina si assapora l'aria del professionismo”

C’è un calcio in Italia che la sua qualificazione l’ha già strappata. Poche settimane fa la nazionale femminile ha centrato il traguardo della qualificazione ai prossimi campionati europei. Per nulla scontata, visti i risultati degli ultimi anni. Ai mondiali e alle Olimpiadi le azzurre non c’erano. Ma a luglio in Olanda ci saranno e vogliono essere tra le protagoniste.

Alice Parisi, trentina del Bleggio, classe 1990, è un punto fermo del centrocampo azzurro. Da sempre. Da quando, a 18 anni, ha vinto l’europeo Under 19 e poi è volata nella squadra maggiore. Ma in un calcio con pochi soldi e non professionistico, capita che per laurearti, perché devi costruirti un dopo-carriera nel frattempo, tu debba decidere a malincuore di dire “no grazie, non ho tempo”, alla maglia azzurra.

Ma appena riposta la pergamena nel cassetto la chiamata di mister Antonio Cabrini non s’è fatta attendere. Pronti via, si torna in nazionale e si conquista l’Europeo. Con una partita trasmessa in tv che, finalmente, risulta essere il programma più seguito della giornata. Siamo lontani anni luce dai numeri delle partite degli uomini, ma qualcosa si sta muovendo. Forse.

“Ha fatto piacere aver questa attenzione”, sottolinea la forte centrocampista. “Era un partita da dentro o fuori, una di quelle partite che è bello giocare ma anche guardare. Siamo riuscite nell’impresa ed è importate sapere di essere qualificate con un anno di anticipo: permette di prepararsi al meglio. L’ambiente sta cambiando: il campionato è più equilibrato, più interessante da seguire e anche l’attenzione mediatica cresce”.

Un campionato più avvincente può essere un ottimo incentivo per avvicinare al calcio femminile?

Sicuramente. Ho incontrato persone che non avevano mai visto una partita è sono rimaste colpite. È un mondo affascinante. Superati i pregiudizi iniziali se ti lasci coinvolgere ti innamori. Forse perché ricorda un po’ il calcio maschile di anni fa. Che oggi invece è molto fisico, atletico. Con pochi scambi.

All’estero la situazione è diversa. Voci di corridoio ti annunciavano in Bundesliga, in Germania. Alla fine la Fiorentina, formazione di fatto “assorbita” in toto da quella maschile.

Ho abbracciato un progetto. Avevo voglia di uscire, fare un’esperienza all’estero più per me che sportiva. Poi è andata così: Firenze si sta muovendo bene e gli obiettivi sono alti. La passione sportiva mi ha portato qui.

Ila tua carriera dice Trento, Bardolino e Tavagnacco: scudetti, Coppe Italia e il titolo di miglior calciatrice italiana della stagione 2012-2013. Ma forse è solo adesso alla Fiorentina che inizi a respirare aria da “quasi-professionismo”?

Avere a disposizione le strutture, lo staff e la mentalità dei viola fa la differenza. Lo senti, lo assapori subito quel qualcosa in più. Adesso anche Empoli e Sassuolo stanno seguendo questo esempio. Se sempre più società maschili decidono di seguire e far crescere squadre femminili sarà tutto di guadagnato per noi. Sarà magari un impatto complicato all’inizio per un ambiente non professionistico che si ritrova ritmi e regole diverse. Ma se il nostro obiettivo – come diciamo sempre – è arrivare ad avere pari livello e pari diritti questa è un possibilità. Se vuoi fare la professionista devi stare a determinate regole e tipologie di lavoro.

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