Aleppo e Mosul, città simbolo

Aleppo (in Siria) e Mosul (in Iraq) sono le città simbolo della crisi che coinvolge milioni di persone in Siria, Iraq, Libano, Giordania,Turchia, Egitto, Cipro.

Ad Aleppo i civili rischiano di essere usati come scudi umani, spiega al Sir l'arcivescovo greco cattolico, monsignor Jean-Clément Jeanbart, che confida nella liberazione di Mosul, in Iraq, come segnale incoraggiante che i terroristi si possono sconfiggere. Resta il timore che i miliziani dell'Isis (o Daesh) possano fuggire verso la Siria e ingrossare le fila dei fondamentalisti.

Lunedì 31 ottobre il grande evento ecumenico a Lund, in Svezia, per i 500 anni della Riforma, sarà occasione per unirsi in preghiera per la Siria. Diecimila persone pregheranno insieme ai leader della Chiesa cattolica (ci sarà Papa Francesco) e della Chiesa luterana. E ci saranno le organizzazioni umanitarie: Caritas Internationalis siglerà una dichiarazione di intenti insieme al World Service della federazione delle Chiese luterane a sostegno della pace.

Intanto un segno di speranza, piccolo ma concreto, è l'arrivo di altri 128 profughi siriani a Fiumicino, grazie a un visto per motivi umanitari rilasciato dall’ambasciata di Beirut. Dall’inizio del 2016 è il quarto gruppo che giunge in modo legale e sicuro in Italia grazie ai “corridoi umanitari” attivati da Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei), Tavola valdese e Comunità di Sant’Egidio: 400 persone, in maggioranza siriane (una trentina di loro sono ospiti a Trento). “Una grande lezione, che ci insegna che c’è un modo diverso di gestire l’immigrazione”, ha detto il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni.

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