Quando il malato chiede ascolto

Può un’adeguata assistenza spirituale aiutare le persone a trovare un senso complessivo per la loro esistenza, nonostante la sofferenza e la malattia. E può rappresentare un sostegno anche per il personale sanitario?

Partiva da queste domande decisive il convegno “La dimensione spirituale parte integrante nella cura del malato”, svoltosi lunedì 28 novembre presso l’auditorium dell’Ospedale Santa Chiara di Trento. Il relatore don Tullio Proserpio, da tredici anni cappellano presso l’Istituto Tumori di Milano, faceva notare, anche in base alla sua esperienza, come una buona assistenza spirituale nasca da una relazione umana autentica. La malattia fa spesso riscoprire domande e valori essenziali per la propria vita.

“Nei momenti di sofferenza –  ha spiegato don Proserpio –  riacquistano importanza piccoli gesti come una carezza o un sorriso. Gesti ritenuti banali senza la malattia”. Gli assistenti spirituali dovrebbero allora stare vicino a chi soffre, in ascolto umile, aiutando sempre a intravvedere un orizzonte di speranza che molti trovano in Dio e nella religione. Spesso gli ammalati ne parlano volentieri durante i percorsi di assistenza spirituale. Anche il riferimento alla dimensione religiosa non deve mai essere imposto, ma solo accolto. Perché ogni persona è unica e irripetibile e per questo possiede dentro se stessa personali risorse di senso che può utilizzare anche per rispondere alle grandi provocazioni di una grave sofferenza. Il relatore spiegava ancora come i più recenti studi scientifici dimostrino che la cura costante della dimensione spirituale aumenti il benessere del personale sanitario che riesce a resistere meglio alla fatica, lavorando complessivamente con maggiore serenità. La spiritualità diventa sempre di più un valore aggiunto anche per prestigiosi organismi, quali ad esempio la Joint Commission on Accreditation of Healthcare Organizations   nata per valutare la qualità dei servizi sanitari negli Stati Uniti. Per essere davvero efficaci gli assistenti spirituali devono avere una formazione teologica e sapere dialogare anche con il mondo medico-scientifico.

Ha aperto il convegno il responsabile della cappellania dell’Ospedale Santa Chiara don Cornelio Carlin che ha fra l’altro sottolineato come l’assistenza spirituale possa esserci anche con ammalati di altre culture. Il direttore sanitario Mario Grattarola ha testioniato l’attenzione su questi temi da parte dell’Azienda sanitaria che ha patrocinato l’incontro.

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