Sotto la neve pane

A differenza di altre intemperie generalmente considerate dannose, le nevicate sono ben viste e desiderate dalla gente. In particolare dagli agricoltori

“Sotto la neve pane, sotto la pioggia fame”. Lo insegnavano le maestre delle scuole elementari soprattutto nei paesi di campagna. Il detto era riferito in particolare al frumento. Sotto la coltre bianca infatti le cariossidi (grani) del prezioso cereale o le piantine già emerse a qualche mese dalla semina effettuata in autunno, potevano sopravvivere in fase di stasi vegetativa temporanea ai rigori dell’inverno. Se invece al posto della neve cadeva pioggia, i teneri germogli rischiavano di essere stroncati dal freddo e dallo strato ghiacciato che si formava dall’acqua ristagnante anche per poco tempo sul terreno.

Il frumento ha rappresentato da sempre anche in Trentino, soprattutto nei periodi di guerra, insieme alle patate e al mais dal quale si ricavava la farina da polenta, un alimento di sussistenza. La neve era utile all’agricoltura anche nei vigneti. Per proteggere le viti dai rigori del freddo, si liberavano i tralci dall’impalcatura della pergola o del filare e si interravano fino a primavera. Non mancavano inverni caratterizzati da eventi eccezionali per quantità di neve caduta anche in poche ore. Sotto il peso della neve bagnata erano le impalcature delle pergole e le stesse viti a cedere di schianto.

Se nevicava forte, venivano in soccorso i pompieri od altri volonterosi che uscivano anche durante la notte con uno spartineve rudimentale, ma molto adatto allo scopo, chiamato “sliton”. Attrezzo di forma triangolare terminante a punta sul davanti, costituito da grosse assi, tirato da cavalli o muli. Le “rachete”, prototipo delle moderne “ciaspole”, costituite da una parte esterna di legno e attraversate internamente da corde di pelle che si incrociavano, erano utilizzate dai viticoltori che per non posticipare la potatura potevano entrare nel vigneto senza sprofondare nella neve. Se la copertura nevosa era ghiacciata, fissavano sotto le scarpe i “giazini”, ferri appuntiti che si piantavano nel terreno.

In termini più generali, ieri come oggi, la neve caduta in abbondanza serviva ed è ancora indispensabile per assicurare una riserva di acqua che alimenterà i torrenti e gli impianti di irrigazione. L’accenno alle ciaspole offre un collegamento virtuale con l’attività sportiva dello sci e suggerisce un raffronto tra sport invernali praticati anche in assenza di neve naturale sostituita da quella artificiale e l’agricoltura che vive solo grazie alla neve che cade dal cielo.

Dopo questa lunga premessa riportiamo da un supplemento allegato all’ultimo numero del mensile “Vita in Campagna” ( ed. l’ Informatore agrario), dicembre 2016, intitolato “Guida illustrata, che tempo farà” (testi di Laura Celata, docente di fisica e dottoressa in matematica) alcune informazioni di meteorologia riguardanti la neve.

Per prevedere se nevicherà, è necessario per prima cosa sapere a quale quota la temperatura dell’aria diventa zero gradi. Questa quota si chiama zero termico ed è un dato reperibile sui siti di informazione meteo. Poi bisogna conoscere con esattezza la quota sul livello del mare alla quale ci troviamo per capire se e quanto il fiocco di neve deve rimanere sopra lo zero per arrivare a noi. La quota neve si trova al di sotto dello zero termico. I fiocchi che lasciano le nubi riescono a rimanere allo stato solido per un tratto variabile secondo la località nella quale ci troviamo e la stagione. L’esperienza insegna che nei mesi di dicembre, gennaio e febbraio la neve riesce a scendere fino a 700-800 metri sotto lo zero termico, mentre a novembre e a marzo non va oltre i 500-600 metri sotto tale quota. Se ci troviamo a 900 metri sotto lo zero termico, ma la temperatura in questo strato è bassa, non superiore a 1°C, la neve arriva al suolo. Se invece ci troviamo a 400 metri sopra lo zero termico, ma la temperatura di questo strato di aria è di 3-4°C sopra lo zero, pioverà.

Due parole sul tipo di neve che possiamo aspettarci. La neve che arriva al suolo con temperatura di qualche grado sopra lo zero in presenza di aria poco umida è “farinosa”. Formata da fiocchi piccoli e leggeri che scricchiolano sotto i passi.

Se invece la temperatura al suolo è meno fredda, cioè molto vicina a zero gradi e l’aria è piuttosto umida, arrivano fiocchi a larghe falde formati da neve pesante che si attacca sotto le scarpe perché facile da compattare.

Concludiamo con una nota di statistica di Meteotrentino. Da un grafico che riporta le sommatorie annuali delle nevicate misurate alla stazione di Pampeago dal 1981 al 2014 risulta che molto nevosi sono stati gli inverni 2008/09 e 2013/2014. Ma ci sono stati anche inverni molto scarsi di neve come quelli del 1988/89 e 1989/90.

Comunque vadano le cose nelle prossime settimane, ci sarà sempre qualcuno che dirà: ”Non ci sono più gli inverni di una volta!”.

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