La Trento che fu

La toponomastica è la radiografia più completa degli umori e degli amori di una città, perché attraverso i nomi di vie e piazze si scoprono tanti elementi su carattere, scelte, aspettative dei cittadini.

Da qui l'interesse per la riedizione in anastatica di Cara vecchia Trento di Gian Pacher, l'opera del 1978 del giornalista dell'Alto Adige, narratore, testimonial da par suo di una Trento atavica degli anni del dopoguerra, scomparso prematuramente nel 1987. Cara vecchia Trento è la sua opera più ricordata, tanto da indurre l'editore Curcu&Genovese alla sua ristampa integrale (200 pagine, 16 euro); allora era edita da Panorama e stampata dalle Arti Grafiche Manfrini di Calliano.

Promoter incrollabile nella sua amicizia con il giornalista Gian Pacher è stato Livio Pranzelores, che dall'alto dei suoi 98 anni appena compiuti ha pensato di raccogliere il finanziamento della Cassa Rurale di Trento (e in parte anche suo) per dare la possibilità all'editore di ristampare un'opera che per Trento è davvero qualificante.

Ogni via ha e soprattutto è una storia, da vicolo dell'Adige a via Giuseppe Verdi, costituendo l'anima della città che rivive grazie alla curiosità, l'attenzione, la partecipazione di Gian Pacher.

L'autore narra della Trento dal primo '900 fino agli anni '60, snocciolando una ad una vie e piazze. Filo rosso, quello che lui stesso chiama “quadro di costume” della città che ama profondamente. Riemergono così luoghi comunitari classici per i trentini, come la piazza dei contadini, ossia piazza Erbe poi Garzetti, piuttosto che i caffè Europa, Carloni, degli Specchi del principale asse cittadino prima via Longa, poi via Roma, infine via Giannantonio Manci; e ancora il teatro dell'Orso Grigio oggi rinomata trattoria in via Mazzini come i “tre Garofani”, oppure la “repubblica della Portèla”, un quartiere più che una piazza e una via con identità propria ben distinta dal resto della città per i suoi poeti come Bepi Mor e i capipopolo anarchici e socialisti. Ogni via una storia.

La fedele riproduzione del libro di Gian Pacher riporta alla luce persone, cose, edifici, abitudini mai tramontate, nonostante il “progresso”, nella mente dei trentini. Cara vecchia Trento.

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TOPONOMASTICA DI TRENTO

Risale a 120 anni fa il primo testo di toponomastica di Trento, quando nel 1896 Lamberto Cesarini Sforza aveva dato alle stampe il suo Piazze e strade di Trento, opera riedita da UCT con opportuna rivisitazione nel 1991 di Elio Fox.

All'epoca già nel 1928 Antonio Pranzelores aveva edito l'intramontabile Trento nei nomi delle sue strade da appaiare con Aldo Gorfer, Trento città del Concilio del 1963 e con G.Maria Rauzi, Alla riscoperta di Trento del 1994. Un amore evidentemente senza tempo.

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